Da Santa Lucia la versione di Lavitola: “Qualcuno ha lanciato una polpetta avvelenata a Bocchino”

Tra tutti i possibili giorni l’editore e direttore dell’Avanti Valter Lavitola, è arrivato a Santa Lucia proprio in quello in cui il ministro della Giustizia Rudolph Francis sceglie di indire una conferenza stampa a sorpresa. Circostanza che fa riflettere perché Lavitola non è arrivato a Santa Lucia a “mani vuote” ma con in tasca una mail tra James Walfenzao, l’uomo chiave per tutte le società che riguardano lo scandalo di Montecarlo, e Michael Gordon, avvocato dello stesso studio legale nel qual hanno sede la Printemps e la Timara; una mail che secondo Lavitola è decisiva per scrivere la parola fine sulla vicenda di Tulliani e della casa di Montecarlo.

Le stranezze non finiscono qui: nella prima conferenza stampa, quella della conferma del legame tra Tulliani e le società offshore, Francis ha parlato per tre minuti e poi fine dei giochi, senza contraddittorio né domande. Alla presenza di Lavitola, invece, il ministro della Giustizia ha parlato a lungo, ha risposto alle domande, entrando nei dettagli.

L’editore si fa forte delle conferme di Francis e torna sull’argomento anche in un lungo pezzo che sarà in edicola con l’Avanti del 29 settembre. ”Io sono pronto a scommettere – scrive Lavitola rivolgendosi a Italo Bocchino, il finiano che l’ha accusato di aver creato la “patacca” di Santa Lucia – che c’è qualcuno che, avendo saputo della nostra indagine su una connection di ben altra portata, abbia sfruttato questo episodio per tentare di metterci i bastoni tra le ruote lanciando la ‘polpetta avvelenata’ a Italo. Ma quel qualcuno si sbaglia: noi non ci lasciamo intimorire e non ci fermeremo. E domani vi parlerò dell’indagine madre da cui è scaturito questo filone Montecarlo”.

”Perché – si chiede ancora Lavitola nell’editoriale -, allora, Italo non fa un passo avanti e ci dice da chi ha ottenuto queste false informazioni? Capisco che il suo dna di giornalista gli impone di tutelare le fonti, ma in questa storia occorre fare massima chiarezza. Anche con il suo aiuto. Perché un faccendiere che non ha obiettivi giornalistici c’è, ma non sono assolutamente io”.

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Emiliano Condò