ROMA – Con l’articolo 55 del ddl di riforma del mercato del lavoro, sul contrasto alle dimissioni in bianco, ”il governo ha tenuto conto prioritariamente della tutela dei lavoratori, senza pero’ dimenticare le esigenze dei datori di lavoro”. Lo scrive il ministro del Welfare Elsa Fornero in una lettera al Corriere della Sera. Una lunga lettera complessa e non legata a notizie del Corriere, con cui sembra che il ministro del lavoro abbia voluto riprendere a parlare, dopo un periodo di relativo silenzio che ha fatto bene a tutti, anche a lei. Si vede che la Fornero non può fare a meno delle luci della ribalta…
Se ”e’ doveroso trovare, anzitutto, un modo efficace per prevenire i licenziamenti mascherati da dimissioni’, spiega Fornero, ”occorre anche prevedere una soluzione per dare corso a dimissioni volontarie annunciate dal lavoratore, ma dallo stesso successivamente non confermate”.
Da un lato, scrive il ministro, ”la norma stabilisce che le dimissioni non sono efficaci se la volonta’ non ne e’ ribadita dal lavoratore”, che ”potra’ impugnare le dimissioni con una lettera”, e allo stesso tempo prevede una multa da 5 a 30mila euro per le aziende che usano le dimissioni in bianco.
La norma tuttavia, sottolinea Fornero, ”doveva anche preoccuparsi di tutelare l’interesse dell’impresa a non restare invischiata in un rapporto di lavoro che la lavoratrice stessa considera cessato”. Per farlo, precisa, si individuano ”modalita’ che permettono di accertarsi che il lavoratore sia effettivamente informato della necessita’ di convalidare le proprie dimissioni, e di stabilire che, passato un certo periodo di inerzia della lavoratrice, il datore di lavoro possa comunque ritenersi liberato da quel rapporto di lavoro”.