ROMA – Dopo Claudio Scajola, Carlo Malinconico, l’ex Margherita… anche Umberto Bossi entra nella schiera di chi ha ricevuto qualcosa “a sua insaputa“. Per Scajola era una casa, per Malinconico una vacanza, per la Margherita i soldi “rubati” da Luigi Lusi “a insaputa del partito”, per Bossi sarebbe la ristrutturazione della villa a Gemonio. “A sua insaputa”, visto che le carte delle indagini sospettano sia stata pagata con i soldi (pubblici) appositamente messi da parte dal tesoriere Francesco Belsito, e il Senatur dice invece che denuncerà chiunque gli abbia ristrutturato casa… E, secondo i ben informati, Bossi è già convinto che lo scandalo Belsito non sia nient’altro che un complotto ordito ai suoi danni da Bobo Maroni e seguaci. D’altronde come altro giustificare il fatto che questa volta ad essere “ladrona” non sia Roma ma la Lega?
”Denuncerò chi ha utilizzato i soldi della Lega per sistemare la mia casa – ha detto martedì sera uscendo stanco da via Bellerio – Io non so nulla di questa cose e d’altra parte avendo pochi soldi non ho ancora finito di pagare le ristrutturazioni di casa mia”. Dopo questa frase rimangono dei dubbi, che Bossi tenta di eliminare specificando: “Non sono mai stati spesi i soldi della Lega per ristrutturare casa mia. Denuncerò chiunque sostenga il contrario perché oltretutto non ho ancora finito di pagare le ristrutturazioni e quindi soldi della Lega non sono stati spesi”.
Secondo una nota dei carabinieri del Noe agli atti delle indagini Belsito con i soldi dei rimborsi elettorali avrebbe foraggiato con “viaggi, alberghi e cene, anche i figli di Umberto Bossi e Rosy Mauro”, che comunque non risultano indagati.
Su gli altri presunti “finanziamenti” illeciti alla sua famiglia Bossi non si è espresso direttamente ma ha già lanciato l’ipotesi del complotto: “Vogliono colpire la Lega e quindi colpiscono me, mi sembra che sia iniziata la prossima campagna elettorale. Sono stato io a chiedere a Belsito si dimettersi, per fare chiarezza. E lui si è dimesso”.
Anzi, i bene informati anche all’interno della Lega nord dicono che dopo lo scoppio di questo scandalo si sia esacerbata nel Carroccio una guerra intestina che va avanti da tempo: il Senatur sarebbe cioè certo che il “complotto” sia stato ordito ai suoi danni proprio da Bobo Maroni e dai “maroniani” con l’intento di “fargli le scarpe”. Tanto che nei corridoi di via Bellerio martedì pomeriggio (dove il grande assente era proprio Maroni) si sarebbe sentito un Bossi inferocito urlare: “Vorrebbe che mi dimettessi, ma io non lo farò”.