Lega Nord. Belsito indagato: avrebbe preso soldi per la famiglia Bossi

Francesco Belsito

MILANO – Il tesoriere della Lega Nord Francesco Belsito è accusato di appropriazione indebita, truffa aggravata ai danni dello Stato e riciclaggio. Belsito inoltre avrebbe commesso illeciti anche durante il suo incarico da sottosegretario del governo di Silvio Berlusconi. Belsito avrebbe preso i soldi per la famiglia Bossi. Nel decreto di perquisizione a carico del tesoriere del Carroccio si parla infatti di ”esborsi effettuati per esigenze personali di familiari del leader della Lega Nord”. Belsito ha detto: “Le accuse contro di me devono essere provate”. I pm hanno accusato il tesoriere di gestire “in nero” i fondi del partito e di aver investito ben 6 milioni di euro in Tanzania. L’inchiesta nella procura di Milano sarebbe partita dapprima contro ignoti su esposto di un militante della Lega Nord.

Carabinieri e uomini della Guardia di Finanza  hanno perquisito la sede della Lega in via Bellerio a Milano per una acquisizione di documenti e con loro c’è il pm napoletano Henry John Woodcook. L’operazione sui finanziamenti illeciti alla Lega Nord è congiunta tra le procure di Milano, Napoli e Reggio Calabria. Fonti della procura precisano che tuttavia la Lega non è coinvolta in attività di riciclaggio.

La perquisizione nella sede della Lega riguarda una inchiesta relativa alla vicenda degli investimenti in Tanzania effettuati da Belsito. Per quanto concerne l’indagine degli inquirenti di Napoli l’ipotesi di reato formulata è di riciclaggio. Coinvolta anche la società Siram Spa che eroga servizi energetici e ambientali. L’inchiesta della procura di Milano è nata da alcune indagini su transazioni finanziarie riferibili all’uomo d’affari Stefano Bonet, legato ad un altro uomo d’affari, Paolo Scala, entrambi indagati. Roberto Maroni ha detto: “E’ il momento di cogliere questa occasione per fare pulizia”. Secondo l’ex ministro Belsito dovrebbe “fare un passo indietro”, sottolineando come la Lega Nord sia parte lesa nella vicenda.

”Nell’agosto del 2011 sono stati corrisposti alla Lega Nord circa 18 milioni di euro. Tali somme hanno avuto come presupposto la validazione del rendiconto 2010 sul quale vi è la prova della falsità”. E’ quanto si legge nel decreto di perquisizione firmato dai pm milanesi a carico di Belsito e di altre due persone. Il riferimento è ai rendiconti per i rimborsi elettorali presentati a Camera e Senato.

Nell’ambito delle indagini coordinate dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo e dai pm Paolo Filippini e Roberto Pellicano, come spiega una nota firmata dal procuratore della Repubblica di Milano Edmondo Bruti Liberati, ”sono state eseguite perquisizioni nei luoghi in disponibilità degli indagati, nonché di soggetti loro collegati”.  La procura della Repubblica di Milano, si legge ancora nella nota, ”procede per il reato di appropriazione indebita aggravata a carico di Belsito Francesco, Scala Paolo e Bonet Stefano, con riferimento al denaro sottratto al partito politico Lega Nord”. I pm procedono ”inoltre per il delitto di truffa aggravata ai danni dello stato a carico dello stesso Belsito con riferimento delle somme ricevute a titolo di rimborso spese elettorali”.

La procura, infine, procede ”per truffa ai danni dello Stato a carico di Bonet Stefano e Belsito Francesco con riferimento alle erogazioni concesse allo Stato sotto forma di credito di imposta in favore della società Siram Spa con sede a Milano”. I presunti reati sarebbero stati commessi ”in Milano e altrove dal 2010 al gennaio 2012”. L’attività di indagine, conclude la nota, ”è svolta in coordinamento con le procura di Napoli e Reggio Calabria”. Belsito, secondo l’accusa di Reggio Calabira, sarebbe stato legato ad un intermediario ligure che a sua volta era in stretto contatto con esponenti della cosca De Stefano di Reggio, la piu’ potente della citta’ insieme a quella dei Condello.

L’inchiesta della procura di Napoli scaturisce invece dall’indagine che portò al coinvolgimento del direttore dell’Avanti! Valter Lavitola e dell’imprenditore barese Gianpaolo Tarantini.I magistrati di Napoli sono alla ricerca di prove in relazione al presunto riciclaggio e indagano in particolare sui rapporti tra un imprenditore veneto e Belsito. L’inchiesta è legata ad alcune tracce di movimentazioni che riguardano Bonet e vede al centro il reato di riciclaggio, mentre i magistrati di Reggio sono al lavoro su collegamenti tra gli uomini d’affari indagati a Milano e altre persone, forse legate alla criminalità organizzata.

Reggio Calabria indaga sui presunti legami tra esponenti della ‘ndrangheta reggina e alcune società, tra cui La Siram, che avrebbe intrattenuto rapporti con uomini della Lega. La Siram Spa è una grossa società con sede a Milano che si occupa principalmente di energie rinnovabili e servizi ambientali. Il gruppo ha sedi a Milano, Massa Martana (Perugia) e Roma. La procura procede ”per truffa ai danni dello Stato a carico di Bonet Stefano e Belsito Francesco con riferimento alle erogazioni concesse allo Stato sotto forma di credito di imposta in favore della società Siram Spa con sede a Milano”. Siram Spa, da quanto si apprende sul sito del gruppo, nasce nel 1912 come ”azienda per la gestione integrata dell’energia”. Il suo primo contratto importante risale al 1927, come gestore degli impianti di riscaldamento del Comune di Venezia.

L’attività di Siram si è poi estesa ad altri clienti pubblici e privati nel Veneto e, col tempo a tutto il territorio nazionale. ”Divenuta nel corso degli anni azienda leader in Italia nei servizi energetici e multitecnologici nei settori della sanità, dell’amministrazione pubblica, dell’industria, del terziario e del residenziale, Siram è attualmente uno dei principali attori italiani con oltre 4.000 dipendenti e un fatturato che supera oggi i 900 milioni di euro”. Dal 2002 Siram, tramite Dalkia International, ”è controllata da Veolia Environnement, il più grande gruppo al mondo nel settore dei servizi ambientali (energia, acqua, rifiuti e trasporti), presente in 72 Paesi con circa 312mila dipendenti e un fatturato 2009 di 34,5 miliardi di Euro”.

Le indagini riguardano il riciclaggio di ingenti disponibilita’ finanziarie.  L’uomo d’affari veneto – fa sapere una nota del facente funzioni di procuratore della Repubblica di Napoli Alessandro Pennasilico – e’ titolare di un gruppo di societa’ finanziarie, in rapporti economici con il tesoriere della Lega Nord. I suoi interessi in Campania sono legati a contratti con una societa’ attiva nella provincia di Napoli nel campo dei servizi energetici e tecnologici.  Esclusi dalle perquisizioni gli uffici e i locali risultati nella disponibilita’ di parlamentari.

Il pm Woodcock dopo aver lasciato la sede federale della Lega Nord di via Bellerio ha detto ai giornalisti: “Non vi posso dire niente”. Alla domanda se ci sia stata collaborazione, Woodcook ha risposto: “Certo”. Quanto alla sua presenza in via Bellerio, Woodcock ha risposto: ”vado spesso” alle perquisizioni.

Renato Farina del Pdl ha detto: “Un conto è perseguire reati, un conto è invadere “manu militari” la sede di un partito come ha fatto con gesto esibizionistico e arrogante il pm Woodcock, che ha, a quanto pare, guidato l’assalto. Tutta la solidarietà alla Lega, che vuole essere anche solidarietà al principio della sovranità popolare, che secondo costituzione passa attraverso i partiti”.

”Poi dicono che Radio Padania nasconde le notizie, un par di palla”. Così uno dei conduttori della radio della Lega ha dato la notizia della visita di Carabinieri e Guardia di Finanza nella sede di via Bellerio. La radio, che ha la sede nell’edificio, ha riferito che la perquisizione si è conclusa. Dopodiché ha proseguito la normale programmazione con il microfono aperto. Tra le telefonate giunte in redazione molte esprimevano perplessità per la tempistica ”pre-elettorale” dell’inchiesta. In molti, peraltro, si sono scagliati contro il pm John Henry Woodcook e il fatto che l’inchiesta proviene da Napoli.

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