ROMA – Dopo la mediazione interna sul Jobs Act, il Pd si divide ancora, stavolta sulla legge di stabilità. La minoranza del partito ha infatti presentato 8 emendamenti, dal bonus degli 80 euro e da quello bebè ai più poveri a misure per la messa in sicurezza del territorio, per il Mezzogiorno e per il contrasto alla precarietà.
A presentare gli emendamenti sono stati Giuseppe Civati, Stefano Fassina, Alfredo D’Attorre, Margherita Miotto e Gianni Cuperlo. Emendamenti firmati da una trentina di deputati.
“Vogliamo provare a correggere il segno della politica economica del governo che a nostro avviso non affronta in modo adeguato i drammatici problemi che il paese ha di fronte – ha spiegato Fassina – il primo obiettivo è il contrasto alla povertà e all’impoverimento che riguarda fasce sempre più larghe del ceto medio. Utilizziamo un indicatore di situazione economica equivalente per distribuire le risorse del bonus Irpef, i famosi 80 euro, e per distribuire le risorse del bonus bebè, che in base alla legge di stabilità del governo viene destinato anche a chi ha 90mila euro di reddito l’anno. Noi riteniamo che c’è un’emergenza povertà e vorremmo concentrare le risorse esistenti su chi ne ha più bisogno, tenuto conto dei figli a carico e della condizione economica della famiglia”.
Altri emendamenti concentrano la “decontribuzione” fiscale disposta dal Jobs Act “sui contratti a tempo indeterminato: specifichiamo che le risorse devono essere concentrate per trasformare i contratti precari, di qualsiasi tipo siano, in contratti a tempo indeterminato”, ha osservato Fassina.
C’è anche un emendamento che riguarda l’emergenza idrogeologica: “Le risorse che vengono realizzate dal programma di privatizzazioni del governo devono andare per un periodo di tre anni alla messa in sicurezza del territorio. Per un triennio- ha detto ancora Fassina- si sospende la legge che prevede l’utilizzo dei proventi delle privatizzazioni a riduzioni di debito e li si destina a interventi sul territorio”.