(di Anna Laura Bussa) – ROMA, 21 GIU – Il leader della Lega Nord Umberto Bossi rompe ogni indugio e apre ufficialmente all'opposizione sul fronte della legge elettorale. ''E' una delle cose sulle quali si puo' ragionare – spiega ai cronisti – l'accordo si puo' fare''. Il Pd pero' si mostra scettico. ''E' difficile credere ancora ad Umberto Bossi'' ribatte il capogruppo dei deputati Democratici Dario Franceschini. Ormai su questo tema, rincara la dose il segretario del partito Pierluigi Bersani, ''se ne dicono tante…''. L'Udc, invece, non fa orecchie da mercante all'offerta di Bossi e invita il Carroccio a calare le carte: ''Non credo mai alla buona fede in politica – premette il segretario dell'Udc Pier Ferdinando Casini – ma alla convenienza''. Ed e' per questo che lui crede che Bossi possa essere davvero tentato a riformare il 'porcellum''. Secondo alcuni esponenti dell'opposizione, infatti, il ministro delle Riforme avrebbe espresso ora la sua disponibilita' ad un accordo con il centrosinistra anche per far capire a Berlusconi che il Carroccio fa sul serio e che alla fine potrebbe mettersi di traverso. E se lo facesse sulla legge elettorale si aprirebbero non pochi problemi per il governo. Berlusconi, confermano uomini a lui vicini, non avrebbe intenzione di riformare il porcellum. Arriverebbe a farlo solo nel caso in cui si convincesse che alle prossime elezioni politiche per lui e per il Pdl non sarebbe piu' cosi' facile tornare a vincere. In questo caso, si fa osservare, il Cavaliere non avrebbe piu' grosse remore ad eliminare quel premio di maggioranza che potrebbe assicurare ad altri la vittoria. In attesa di capire meglio scenari ed equilibri, i poli continuano a sondare il terreno. Il 'porcellum', assicura il ministro per la Semplificazione normativa Roberto Calderoli, prima di tutto piace molto ai segretari di partito che possono scegliersi deputati e senatori e poi, realisticamente, non potrebbe venire cambiato se non due o tre mesi prima del voto. In piu', Calderoli lancia un altro avvertimento: la Lega non accetterebbe una riforma della legge elettorale del Senato limitata al premio di maggioranza perche' questo ''precluderebbe una riforma in senso federale''. Bersani da tempo nega di aver avuto contatti con il Carroccio per vedere di arrivare ad un'intesa sulla riforma, ma Luciano Violante oggi assicura: prima se ne parlera' tra le opposizioni per vedere di arrivare ad una posizione unitaria e solo dopo ci si confrontera' con la maggioranza. In ogni caso, ricorda sempre Calderoli (in occasione della presentazione del libro di Pierluigi Mantini ''Riforme istituzionali per la III Repubblica''), smantellare il 'Porcellum' non sara' un'impresa facile. E non solo per il mare di proposte in cui diventa sempre piu' difficile orientarsi, ma anche perche' se non si trova ''il 75/80% di voti in Parlamento'', l'attuale legge avra' lunga vita (''almeno 10-15 anni''). Le parole di Bossi e Calderoli, incalza Casini, sono una buona base di partenza, ma maggioranza e opposizione dovranno lavorare ancora per vedere di arrivare ad un punto di incontro. Sul meccanismo si puo' discutere, avverte, ma la priorita' e' una sola: cancellare la lista bloccata. Il Pd, interviene Gianclaudio Bressa, uno dei tecnici della legge elettorale del partito, vuole migliorare il sistema e non peggiorarlo. Togliere il premio di maggioranza e non toccare il sistema di scelta dei candidati, afferma, ''farebbe decadere ulteriormente il sistema che condannerebbe il Parlamento all'ingovernabilita' e alla frammentazione''. Cose ''gia' viste – conclude – che sarebbe bene non ripetere''..