ROMA – Se perfino lo stesso Libero la chiama “ghigliottina ammazza Fini”, deve essere proprio questa l’intenzione del Pdl. E’ in arrivo una riforma elettorale per introdurre anche al Senato un premio di maggioranza nazionale. Come già succede per l’altro ramo del Parlamento. Per capirci, attualmente per le elezioni alla Camera dei deputati, il primo piazzato si prende il 55% dei seggi. Di fatto il premio di maggioranza gli consente di controllare l’Aula, a scapito del secondo piazzato: e soprattutto del terzo, in questo caso quel Terzo Polo che funesta i sonni del Pdl.
In queste ore una “trojka” berlusconiana, intende presentare il testo di riforma elettorale in Senato, già velocemente ribattezzata dalla stampa “porcellum bis”. Gaetano Quagliariello, Lucio Malan e Peppino Calderisi, gli alchimisti elettorali del Pdl, stanno limando gli ultimi ritocchi. A Palazzo Madama i premi di maggioranza sono concessi su base regionale. E’ questo che al Pdl non va giù: una maggioranza a prova di bomba alla Camera e una più ballerina al Senato, o addirittura due maggioranze diverse. La differente norma elettorale tra i due rami del Parlamento fu l’ex presidente della Repubblica Ciampi ad esigerla nel 2005, con la motivazione che è la stessa Costituzione a stabilire che il Senato deve essere eletto su base regionale.
Il blitz pidiellino mira a puntellare la vocazione maggioritaria del partito: chi ha più voti controlla il Parlamento. Più prosaicamente, la nuova norma mira a spazzar via ogni ambizione del Terzo Polo, incarnato dal centrista Casini e dal reprobo Fini. Se alle urne né il polo di centrodestra né quello di centrosinistra conquistano una supremazia numerica, pochi voti centristi, un pugno di eletti del Terzo Polo, può determinare in un senso o nell’altro il corso della legislatura.
Il rimedio ammazza Fini in sintesi è questo: il premio di maggioranza viene calcolato su base nazionale, e alla singola lista o alla coalizione che ha preso più voti vengono comunque assegnati 170 seggi su 317 (55% sul totale dei seggi). Questo premio però viene ripartito “con criterio di proporzionalità”, tra le varie regioni. In questo modo si salva la regionalità imposta dalla Costituzione e si garantisce la stabilità del governo.