ROMA – La maggioranza supera senza problemi il primo voto segreto alla Camera sulla riforma del bicameralismo, mentre al Senato presenta in aula i quattro emendamenti alla legge elettorale che recepiscono gli accordi sul nuovo Italicum, incassando l’adesione di Forza Italia su uno di essi.
Ma proprio sulla legge elettorale ci sono i maggiori problemi: innanzi tutto la minoranza del Pd ha a sua volta presentato un emendamento alternativo pro-preferenze; e in secondo luogo una querelle procedurale ha indotto la Lega a depositare oltre 40.000 emendamenti, scoglio superabile solo con un chiarimento sia politico che procedurale.
Il 13 gennaio l’aula di Montecitorio ha ripreso a votare la riforma costituzionale che supera l’attuale bicameralismo, il cui esame proseguirà fino alla prossima settimana. Ma la notizia positiva per la maggioranza è l’aver “retto” al primo voto segreto, un emendamento di Sel sulle minoranza linguistiche, bocciato con 359 no e 152.
Con Fi che ha votato con la maggioranza. Al Senato la musica è diversa, anche se si suonano due spartiti: uno interno alla maggioranza, dove regna l’armonia, l’altro nei rapporti con le opposizioni. Con queste si è aperto un braccio di ferro procedurale che ha indotto il Carroccio a presentare ben dieci scatoloni con dentro oltre 40.000 emendamenti che però, ha detto Roberto Calderoli, potrebbero anche essere ritirati se c’è una schiarita.
Non essendoci stato un voto in Commissione affari costituzionali, in Aula è andato il testo dell’Italicum approvato dalla Camera, e quindi gli emendamenti che dovevano essere presentati entro le 20 si riferivano al vecchio Italicum. C’era il rischio che se la maggioranza avesse trasfuso in un unico maxi-emendamento i contenuti del nuovo Italicum su cui ha trovato l’intesa, questo avrebbe fatto decadere gli altri.
E quindi tutto il dibattito si sarebbe concluso in un solo voto. Da qui la richiesta fatta in Aula al presidente Pietro Grasso da M5s, Sel, dalla minoranza del Pd e dai frondisti di Fi di concedere del tempo per sub-emendare l’emendamento della maggioranza. Ma la Lega nel dubbio ha fatto piovere i suoi 40.000 emendamenti.
Grasso ha poi effettivamente concesso tre ore di tempo per sub-emendare le proposte della maggioranza, un tempo giudicato insufficiente dal bersaniano Miguel Gotor. Il 14 gennaiosi vedrà se è possibile una schiarita.
I quattro emendamenti della maggioranza prevedono l’innalzamento dal 37 al 40% della soglia per ottenere il premio di maggioranza già al primo turno, nonché il superamento dei listini bloccati nei collegi, dove però il capolista sarebbe bloccato.
Emendamento, questo, firmato da Fi, che invece non ha sottoscritto gli altri tre testi della maggioranza: uno abbassa la soglia di sbarramento al 3% e sposta il premio di maggioranza dalla coalizione alla lista (questo secondo punto è il nodo di disaccordo degli azzurri); un altro introduce una norma cosiddetta antiflipper (cioè che evita che il voti di un collegio si trasferiscano ad un altro collegio); un ultimo attribuisce al governo la delega per disegnare i 100 collegi dell’Italicum.
Una battaglia intendono condurla i bersaniani che con un emendamento firmato da 37 senatori Dem chiedono di eliminare i capilista bloccati, in modo che nei collegi tutti i candidati si sottopongano alle preferenze.