ROMA – Sbarramento al 5%. Penalizzato chi si attesta tra il 5 e l’11%. Un piccolo bonus invece per chi supera l’11%. L’accordo sulla riforma elettorale è praticamente fatto, anche se l’intesa verrà ufficializzata solo dopo le elezioni amministrative di maggio. Il compromesso raggiunto tra Pd, Pdl e Terzo Polo è molto simile da quello che il Partito democratico e il centrodestra avevano già raggiunto nel 2007.
La proposta su cui stanno convergendo le tre maggiori forze politiche che sostengono il governo Monti è un sistema di tipo tedesco, con lo sbarramento al 5 per cento, in cui sono stati introdotti alcuni correttivi basati sulla legge elettorale in vigore in Spagna. In Parlamento, con lo sbarramento del 5 per cento, vi sarebbero almeno sette, otto gruppi. Di qui la decisione di prendere in considerazione i correttivi spagnoli. Se si ripetessero i risultati delle elezioni europee del 2009, sarebbero esclusi Sel e Rifondazione.
In compenso le forze politiche che supereranno quota 11 per cento avranno un bonus, ossia otterranno più seggi di quanti ne dovrebbero prendere basandosi sui voti. Invece chi si attesterà tra il 5 e l’11 per cento verrà penalizzato: avrà un numero minore di seggi rispetto ai consensi.
Chi si attesterà tra il 5 e l’11 per cento sarà penalizzato: avrà cioè un numero di seggi minore, in proporzione, rispetto ai consensi. Trai i partiti che rischiano di rimanere all’interno di questa soglia, sempre secondo i dati delle europee del 2009, ci sarebbero Lega Nord, Idv e Udc.
I partiti che invece riusciranno a superare la soglia dell’11 per cento avranno un bonus, con più seggi di quelli a cui avrebbero diritto con un sistema proporzionale puro. Pd, Pdl e Terzo polo, potrebbero così presentarsi alle urne da soli e formare alleanze dopo il voto.
L’accordo tra i leader dei tre maggiori partiti è stato siglato, anche se all’interno delle diverse forze politiche ci sono ancora delle resistenze. Le più forti sono nel Pd. A opporsi all’abolizione del premio di maggioranza è infatti un personaggio di peso come Rosy Bindi. La vice presidente della Camera punta sull’accordo con Nichi Vendola e Antonio Di Pietro, che il sistema ispanico-tedesco spazzerebbe via.