ROMA – La Corte Costituzionale ha bocciato i quesiti referendari sulla legge elettorale. Niente referendum in primavera, dunque, rimane in vigore l’attuale legge elettorale che tutti ormai conoscono come il “Porcellum” e che con buone probabilità riguarderà anche le politiche 2013. Rischio, quindi, di “Porcellum aeternum”, la legge che il suo stesso ideatore (Roberto Calderoli) definì “una porcata”.
La Consulta ha bocciato con due ‘no’ entrambi i quesiti presentati dal comitato promotore, sia, dunque, quello che chiedeva l’abrogazione totale della Calderoli sia quello che ne chiedeva l’abrogazione per parti.
La sentenza con le motivazioni in base alle quali oggi la Consulta ha deciso di bocciare entrambe i quesiti per l’abrogazione della legge elettorale, sara’ depositata entro il prossimo dieci febbraio. Lo si apprende da fonti della stessa Corte Costituzionale. Estensore del verdetto e’ il giudice Sabino Cassese che, ieri, ha svolto una breve e concisa relazione introduttiva nella camera di consiglio.
Tutto rimane come prima, finché i partiti non cambieranno l’attuale legge. Ma il rischio, concreto, è che la questione venga tirata per le lunghe: in ballo c’è un accordo quasi impossibile da trovare. Quasi tutti i partiti infatti a parole desiderano una nuova legge. Ma ora la domanda è: riusciranno o no a fare la riforma elettorale e modificare degnamente il Porcellum? Il sistema proporzionale, infatti, non è gradito a partiti di peso come Lega e Idv, che perderebbero potere. Ma il maggioritario non lo vogliono i grandi partiti perché dovrebbero cedere voti ai “piccoli”.
Il comitato promotore per il referendum non si ferma qui: ”Questa non è la prima né sarà l’ultima iniziativa referendaria che si conclude con una bocciatura della Consulta ma la nostra battaglia per il sistema maggioritario e per la democrazia in Italia continuerà e non si ferma di certo adesso”, ha detto Andrea Morrone, presidente del Comitato.
Secondo Antonio Di Pietro ora siamo “a rischio regime”. La Consulta ha preso una decisione che ”non ha nulla di giuridico, di costituzionale ma è politica, per fare un piacere al Capo dello Stato, alle forze politiche e alla maggioranza trasversale e inciucista del Parlamento”. Di Pietro definisce la sentenza ”una volgarità che rischia di trasformarci a breve in un regime, se non viene fermato dal popolo al più presto con le elezioni”.
”Nel giorno in cui la Consulta dice no ai referendum sono sempre piu’ convinto che abbiamo intrapreso una iniziativa doverosa contro una legge elettorale insopportabile”. Lo dichiara il Prof. Andrea Morrone, Presidente del Comitato Referendario per i collegi uninominali.
”Ci siamo affacciati a questa sfida senza sapere come sarebbe andata a finire – agiunge Morrone – ma in politica le battaglie non si fanno quando si conoscono in anticipo i risultati, ma quando si e’ convinti della giustezza delle proprie azioni: e con noi ci hanno creduto in tanti, direi piu’ di un milione di concittadini che hanno apposto la loro firma sui nostri moduli. Cio’ di cui siamo sicuri in questo momento e’ che non e’ la prima, e non sara’ l’ultima iniziativa per far crescere la democrazia maggioritaria dell’alternanza. E fin da domani ci rimetteremo al lavoro per continuare questa battaglia perche’ siamo convinti che la decisione della Corte costituzionale, al di la’ delle motivazioni giuridiche, politicamente pesera’ come un macigno sulla strada della riforma elettorale”, conclude.
”Esprimo il pieno apprezzamento per la sentenza della Consulta che ha correttamente dichiarato inammissibili i quesiti referendari sulla legge elettorale. La sentenza della Consulta e’ coerente con quanto la stessa ha deciso in altre occasioni sulla materia elettorale ed e’ pienamente conforme al dettato costituzionale”. Lo afferma Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista – Federazione della Sinistra.
”Lo abbiamo sempre detto e questa sentenza non ha fatto altro che attenersi al diritto, evitando che fossero le campagne mediatiche a fare giurisprudenza in questo paese. Adesso si tratta di prendere atto del fallimento del bipolarismo e di arrivare ad una legge elettorale proporzionale con la quale i voti degli elettori pesino nello stesso modo e i cittadini possano scegliere i propri rappresentanti”, conclude.