Slitta ancora il verdetto della Corte costituzionale sul legittimo impedimento: non più l’11 gennaio, ma il 13. In quel giorno, sottolinea il Fatto Quotidiano, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi saprà se tornerà ad essere imputato contumace o se continuerà a fare il premier, imputato cristallizzato e al momento intoccabile.
Secondo il quotidiano di Antonio Padellaro, sembra proprio che dal confronto dei 15 giudici sul legittimo impedimento ad hoc, finora la posizione dominante sia proprio quella di emettere un verdetto che rappresenti una mediazione tra “le giuste esigenze della politica” e il “doveroso corso della giustizia”. Dunque non avrebbero la meglio né i giudici che si sono schierati per l’accoglimento della legge (Luigi Mazzella ha caldeggiato la norma con una lettera ai colleghi) né quelli che pensano sia incostituzionale perché “viola il principio di uguaglianza” e perché già il codice di procedura penale prevede che un imputato (e quindi anche Berlusconi) possa ottenere il rinvio dell’udienza se il giudice riconosce che l’impedimento sia legittimo.
Tra accoglimento della legge e una sua bocciatura c’è una terza via, sottolinea il Fatto: la sentenza interpretativa di rigetto. Nel caso la Corte intraprendesse questa strada, verrebbero respinti i ricorsi dei giudici dei processi Mediaset, Mills e Mediatrade. Allo stesso tempo verrebbero fissati alcuni paletti: nessun automatismo del legittimo impedimento dietro un certificato del segretario generale di Palazzo Chigi, fino a 6 mesi consecutivi, come prevede la legge approvata nell’aprile scorso.
E non è escluso, spiega ancora il quotidiano, che venga proclamata solo una parziale illegittimità della legge nella parte in cui riconosce come legittimo impedimento le “attività preparatorie e conseguenti nonché le attività comunque coessenziali alle funzioni di governo”.
La Corte costituzionale dovrà poi pronunciarsi sull’ammissibilità di sei referendum tra cui quello sull’abolizione del legittimo impedimento speciale promosso dall’Idv. Un referendum che, nel caso di una sentenza interpretativa di rigetto, potrebbe tenersi già la prossima primavera, magari proprio mentre si celebreranno i processi milanesi.
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