Ci sono tutti e hanno due giorni di tempo per lavorare a una soluzione di compromesso. E’ iniziata nella mattinata di martedì 11 gennaio al Palazzo della Consulta a Roma l’udienza sul ‘legittimo impedimento’, la legge grazie alla quale il premier Silvio Berlusconi è al riparo dalla ripresa dei tre processi a suo carico (Mills, Mediaset e Mediatrade) almeno fino al prossimo ottobre.
Corte al completo. Presente anche il giudice costituzionale Maria Rita Saulle, la cui partecipazione era stata data in forse nei giorni scorsi per problemi di salute, arrivata in udienza su di una sedia a rotelle. Il collegio è dunque al plenum di 15, e in una Corte il cui giudizio è tutt’altro che scontato, anche un solo voto può essere determinante.
Il giudice relatore, Sabino Cassese, ha cominciato a riassumere i motivi dei tre ricorsi dei giudici di Milano che sullo ‘scudo’ lamentano la violazione dell’art.138 della Costituzione (necessità di una legge costituzionale) e 3 (irragionevole sproporzione tra diritto di difesa ed esigenze della giurisdizione). A seguire, a difesa del ‘legittimo impedimento’, interverranno i legali del premier, Niccolo’ Ghedini e Piero Longo, e gli avvocati dello Stato Michele Dipace e Maurizio Borgo, per conto della Presidenza del Consiglio.
Previsioni, favorito il “compromesso”. Secondo il quotidiano la Repubblica 7 giudici (il presidente De Siervo, il relatore Cassese, e poi Criscuolo, Gallo, Lattanzi, Silvestri, Tesauro) sono orientati ad accogliere la richiesta del tribunale di Milano dando così torto al premier, cinque sono favorevoli al legittimo impedimento e tre (Finocchiaro, Grossi, Maddalena) sarebbero indecisi. Repubblica, a conti fatti, scommette sull’illegittimità della legge e ipotizza una sconfitta politica per Berlusconi. Dal punto di vista dei processi cambierebbe poco, ma resterebbe la “brutta figura”.
Parzialmente diverso il pronostico del Corriere della Sera che vede una corte spaccata quasi a metà (8 con il tribunale di Milano, 7 con Berlusconi) e uno scenario di probabile compromesso con un rigetto parziale della legge. La mediazione, se ci sarà, è ancora tutta da scrivere. Da oggi a giovedì le cose possono ancora cambiare.
Analisi in qualche modo simile anche sul Fatto Quotidiano. Antonella Mascali parla di Corte spaccata in due e di compromesso difficile. Possibile, quindi, che in caso di mancato accordo si vada ad una decisione a maggioranza risicata. In Consulta è successo anche per la nomina del presidente: a dicembre vinse De Siervo con un solo voto di scarto (otto a sette) su Alfonso Quaranta. Gli stessi otto e gli stessi sette che oggi sarebbero contro e pro il legittimo impedimento.
Verdetto e referendum di Di Pietro. Il verdetto, in ogni caso, non arriverà prima di giovedì 14 gennaio mentre mercoledì la Corte deciderà sull’ammissibilità’ di sei referendum: quattro contro la ‘privatizzazione’ dell’acqua, uno dell’Idv per il ‘no’ al nucleare e l’ultimo, sempre del partito di Antonio Di Pietro, per la cancellazione totale del ‘legittimo impedimento’.
Il via libera a quest’ultimo quesito viene dato per scontato in ambienti di Palazzo della Consulta. Il destino del referendum resta in ultima analisi legato alla decisione che i giudici prenderanno proprio in materia di legittimo impedimento.