Legittimo impedimento: la consulta rimanda la decisione all’11 gennaio

Quando il presidente della Corte Costituzionale, Ugo De Siervo, comunica ufficialmente agli avvocati che l’udienza sul ‘legittimo impedimento’ è rinviata a martedì 11 gennaio, il governo Berlusconi non ha ancora incassato la scontata fiducia al Senato ed è ben lontano l’esito della votazione sul filo di lana alla Camera.

Ma la Corte ha preferito evitare un ”sovraccarico mediatico” rispetto ad un clima politico ”ora assai surriscaldato”, prima di dibattere e decidere sulla legittimitàdi una legge che mette al riparo il premier, almeno fino all’ottobre del 2011, dalla prosecuzione dei tre processi in cui è imputato (Mills, Mediaset e Mediatrade).

Slittamento sì, dunque, ma non troppo in là (la seconda possibilità era la data del 25 gennaio), perché nessuno deve pensare a un ”regalo” a premier.

La decisione sul referendum. L’11 gennaio cade poi in concomitanza con l’altra importante decisione che spetterà alla Consulta: il via libera o meno al referendum promosso dall’Idv di Di Pietro per chiedere l’abrogazione totale del ‘legittimo impedimento’ (legge n . 51 del 2010). La camera di consiglio per l’ammissibilità dei sei quesiti referendari (quattro sulla ‘privatizzazione’ dell’acqua, uno sul nucleare e l’ultimo, appunto, sul legittimo impedimento) è stata fissata per il 12 gennaio, all’indomani dell’udienza pubblica sui ricorsi sollevati dai magistrati di Milano accorpati in un’unica causa affidata al giudice relatore Sabino Cassese.

Ciò significa che la questione di legittimità sullo ‘scudo’ processuale e il referendum viaggeranno in modo indipendente ma parallelo, così come era già avvenuto nel 2004 col ‘lodo Schifani’. Se la Corte, in ipotesi, dovesse ammettere il referendum ma bocciare in tutto o in pare la legge, allora la consultazione popolare non si terrà (il quesito dell’Idv verrebbe infatti annullato dalla Cassazione). Viceversa, nel caso di una bocciatura evitata, la legge potrebbe essere sottoposta al referendum, sempre che la Consulta lo dichiari ammissibile.

Gli scenari possibili. Gli scenari a Palazzo della Consulta sono molteplici, così come ad oggi è poco chiaro il destino del governo a poche ore da una fiducia incassata per soli tre voti di scarto. Certo è che, fino a quando rimarrà a Palazzo Chigi, Berlusconi non tornerà sotto processo, a meno che la Consulta non bocci il legittimo impedimento in gennaio oppure rinvii ancora più in là la causa. Ipotesi, quest’ultima, che appare assai remota e che potrebbe verificarsi solo nel caso di una modifica alla legge ‘ponte’ che venne promossa dall’Udc.

Già a suo tempo si profilò una eventualità del genere ma fu poi abbandonata, preferendo puntare sul ‘lodo Alfano bis’, il ddl costituzionale che sospende i processi nei confronti del premier e del Capo dello Stato. Il ‘lodo’ langue però da mesi al Senato e – come ha detto lo stesso De Siervo – è pressocché impossibile che diventi legge entro il prossimo gennaio: solo in questo caso salterebbe l’udienza di gennaio alla Consulta, e non con la sola votazione di un ramo del Parlamento.

Oggi, 14 dicembre, dopo i saluti di rito al nuovo giudice della Corte Giorgio Lattanzi e allo stesso neo-eletto presidente da parte dell’avvocatura, De Siervo ha formalmente chiamato la causa sul legittimo impedimento. E ha comunicato in via ufficiale il rinvio all’11 gennaio ai legali presenti, vale a dire l’avvocatessa Paola Rubini che ha sostituito Niccolò Ghedini e Piero Longo, i due difensori-parlamentari di Berlusconi impegnati nelle votazioni di fiducia al governo, e i due avvocati dello Stato Maurizio Borgo e Michele Dipace, che a nome della presidenza del Consiglio hanno presentato memorie a difesa della legge.

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Maria Elena Perrero