Legittimo impedimento, la Consulta: “Nessun rinvio”. In caso di parità, deciderà De Siervo.

Il Palazzo della Corte Costituzionale

La decisione sul legittimo impedimento dovrebbe arrivare l’11 gennaio e il presidente della Corte Costituzionale Ugo De Siervo è tornato dalle vacanze di fine anno per terminare di studiare la voluminosa ricerca di oltre 3mila pagine in 8 volumi sul ‘legittimo impedimento’. Sul verdetto da cui dipenderà la bocciatura o il via libera alla legge che per i prossimi dieci mesi mette il premier Silvio Berlusconi al riparo dalla ripresa dei tre processi a suo carico (Mills, Mediaset e Mediatrade) pesano i precari equilibri della Corte. L’ illegittimità del ‘lodo Alfano’ è stata decisa un anno fa con nove voti contro sei, e De Siervo è presidente da neppure un mese per otto preferenze contro le sette accordate all’altro candidato, Alfonso Quaranta.

Anche un solo voto può fare la differenza sul verdetto da cui alcuni fanno dipendere le sorti della legislatura. E, in caso di parità il voto del presidente vale doppio. Per quanto il giudice Maria Rita Saulle abbia manifestato la ferma volonta’ di essere presente all’udienza e alla camera di consiglio di martedi’ prossimo, non è ancora certo – fanno notare fonti qualificate di Palazzo della Consulta – che cio’ le sara’ possibile per motivi di salute. Si sapra’ dunque in extremis se i giudici saranno in 15 o 14.

Nel frattempo, per stoppare voci di ulteriori rinvii – il ‘legittimo impedimento’, infatti, è stato già posticipato dal 14 dicembre all’11 gennaio anche per mettere i giudici al riparo da un clima ”politicamente surriscaldato” dal concomitante voto di fiducia al governo – De Siervo ha scritto ai giudici per informarli che non ci saranno altri slittamenti seppure in assenza di uno o piu’ componenti del collegio (su 15 giudici il limite legale per il funzionamento della Corte e’ fissato a 11).

Il giudice relatore della causa, Sabino Cassese, ha distribuito ieri ai soli giudici, in busta chiusa, un plico contenente una ventina di pagine che, sotto forma di schede, riassumono la copiosa ricerca in otto volumi. Nei giorni scorsi era circolata l’ipotesi di una soluzione di ‘compromesso’ portata avanti da Cassese attraverso una pronuncia ”interpretativa di rigetto”, vale a dire il respingimento dei tre ricorsi arrivati da Milano a condizione però che sia il giudice a valutare, caso per caso e in concreto, la sussistenza o meno dell’impedimento del premier. Nelle schede che Cassese ha inoltrato ai giudici in via riservata non si punta su questa soluzione (destinata in ogni caso a indebolire lo scudo del premier) o su un’altra ipotesi ben definita che forse il relatore rivelerà ai colleghi il giorno della camera di consiglio. Vengono invece messi a fuoco una serie di nodi giuridici che – si fa notare in ambienti della Consulta – assai difficilmente porterebbero la Corte a salvare ‘in toto’ la legge. Se non proprio con una decisione interpretativa di rigetto (che alcuni ritengono ‘bruciata’), la Corte potrebbe compiere una ”operazione chirurgica” della legge con una sentenza d’illegittimità parziale.

In questo caso rischiano di cadere la durata fino a sei mesi del rinvio dell’udienza o anche l’estensione dell’impedimento alle attività ”preparatorie o conseguenti nonché di ogni attività comunque coessenziale alle funzioni di governo”. L’indeterminatezza dell’elenco di impegni del premier e l’automatismo del rinvio dell’udienza senza una valutazione caso per caso del giudice sono infatti due dei principali scogli da superare nel giudizio di costituzionalita’ di martedi’ prossimo. Sempre che la norma non si infranga prima su uno scoglio ben più grande: che il ‘legittimo impedimento’ non sia una semplice integrazione di un istituto processuale già esistente ma una vera e propria immunità. Se così fosse, lo ‘scudo’ verrebbe bocciato totalmente perché realizzato con una legge ordinaria e non costituzionale.

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luiss_smorgana