La sola certezza, ad oggi, è che l’undici gennaio i giudici si riuniranno per prendere una decisione. I magistrati della Corte Costituzionale chiamati ad esprimersi sul legittimo impedimento, infatti, non hanno intenzione di rimandare. Per l’occasione, assicura Repubblica citando “fonti interne al Palazzo”, i giudici saranno al completo. Non mancherà quindi Maria Rita Saulle la cui presenza era stata messa in dubbio per motivi di salute. Quanto alla decisione, le stesse fonti assicurano che “non è stata ancora presa” e che “Sabino Cassese, membro della Corte dal 2005, solo una settimana prima dell’udienza distribuirà ai colleghi l’appunto finale che sintetizza ben 10mila pagine di ricerca”. Del resto, dire che tutto è già deciso, sarebbe stato quantomeno sconveniente. Ad oggi, però, la soluzione più accreditata rimane quella del rigetto interpretativo, un sostanziale via libera alla legge con la decisione di legittimità dell’impedimento nelle mani del giudice e non automatica.
Gli scenari possibili sono sostanzialmente tre. Il primo prevede l’accoglimento del ricorso presentato dai giudici di Milano. E’ la soluzione peggiore per Silvio Berlusconi: la legge è cancellata per incostituzionalità e i processi che lo vedono imputato riprendono. Il secondo scenario, quello preferito dal premier, è il rigetto totale del ricorso. Si tratterebbe di una ratifica sostanziale della legge sul legittimo impedimento col risultato che dei processi se ne riparlerà solo quando Silvio Berlusconi non sarà più presidente del Consiglio.
Infine c’è la terza possibilità, quella che indiscrezioni di stampa danno come più probabile, la soluzione salomonica. In sintesi si tratta di un rigetto interpretativo: il ricorso dei magistrati viene rigettato ma, in ultima analisi, spetterà al giudice quale impedimento è legittimo e quale no. Una soluzione che non risolve ma che potrebbe accontentare tutti, o quasi. Ne sarebbe certamente soddisfatto Berlusconi: il governo ne uscirebbe politicamente rafforzato e la sentenza diventerebbe la traccia per scrivere una legge costituzionale che tracci nuove prerogative per il premier. In parte possono essere soddisfatti anche i giudici che, così, si riapproprierebbero del potere decisionale sull’impedimento.
Nel Pdl, per ora, domina la cautela. La bocciatura del “lodo Alfano” ancora brucia e Gaetano Quagliariello spiega: “Una cosa sola ho imparato dall’esperienza e cioè che non si può fare nessuna previsione. Quindi non commento”. Il Pd sta alla finestra e mostra di non disdegnare l’eventuale soluzione “salomonica”. Spiega Donatella Ferranti: “Se queste anticipazioni fossero confermate, non saremmo davanti ad una drastica bocciatura ma ad un netto ridimensionamento del testo voluto dal governo. Noi restiamo contrari a queste norme che trasformano il Legittimo impedimento in un’immunità che, di rinvio in rinvio, diventa permanente”.