Il bluff Letizia Moratti, giocava a poker pensando fosse burraco

Letizia Moratti (Lapresse)

MILANO – Un altro bluff è stato “visto”, scoperto e battuto. Eppure Letizia Moratti aveva in mano buone carte, ma giocava a poker pensando fosse burraco. Il bluff della signora che poteva diventare manager, ne aveva le carte, ma che pensò essere la politica un ramo d’azienda e perse perciò non un’elezione ma tutta la strada. Manager di impresa privata con buon curriculum e medi risultati. Poi manager pubblica alla Rai, con molto buon fumo e scarso e bruciacchiato arrosto, quindi ministro della Pubblica Istruzione gestita, poco, senza infamia ma anche senza lode, infine manager della politica che si arrese e si consegno all’Opa non del tutto amichevole del socio di maggioranza Berlusconi e dei “consiglieri” Sallusti e Santanché. Per il Presidente del Consiglio la batosta presa alle amministrative non è colpa sua né tantomeno del suo governo. I responsabili della sconfitta ultimi e primi sono i candidati: Moratti in testa. Fa nulla che siano stati scelti direttamente dal premier, la colpa è loro, punto. E se la colpa è solo loro, è quindi bene quindi capire chi sono i colpevoli del peggior tracollo elettorale mai subito dal centrodestra. Milano diventerà “la Stalingrado d’Italia”, e la colpa è di Letizia Moratti.

Letizia Brichetto Arnaboldi, in Moratti, è quella che si dice una ragazza, ora una signora, di ottima famiglia. La famiglia Brichetto Arnaboldi, di origine genovese, nel 1873 ha fondato infatti la prima società di brokeraggio assicurativo in Italia. La giovane Letizia frequenta il Collegio delle fanciulle di Milano e frequenta i corsi di danza classica presso la scuola Carla Strauss. Nel 1972 si laurea presso l’Università degli studi di Milano nella facoltà di Scienze politiche. Dopo la laurea diventa assistente in Diritto comunitario europeo. Nello stesso periodo conosce Gianmarco Moratti, imprenditore del settore petrolifero, già separatosi da Lina Sotis, con cui si sposa diventando cognata di Massimo Moratti, presidente dell’Inter, e di sua moglie Milly Moratti, consigliere comunale a Milano per la Lista Ferrante (centrosinistra).Un prototipo, quindi, dell’altissima borghesia.

Giovanissima, grazie anche al suo status, si affaccia nel mondo del lavoro dove mette in luce delle doti manageriali che le vanno riconosciute. A 25 anni fonda la GPA, società di brokeraggio assicurativo, con fondi della famiglia Moratti. Nel 1990 entra nel consiglio di amministrazione della Comit, da cui esce nel ’94. Nel 1994 il Gruppo Moratti tramite la Securfin Spa acquisisce il controllo del Gruppo Nichols, con cui la GPA si fonde, la Moratti siede nel consiglio di amministrazione.

E sempre nel ’94, durante il primo governo Berlusconi, la Moratti si affaccia se non direttamente nel mondo della politica, almeno in quella della res publica venendo nominata alla presidenza della Rai. Incarico che conserva per due anni durante i quali propone un piano di ristrutturazione, con una rete nazionale finanziata dalla pubblicità e un canale federalista pagato dal canone Rai, progetto mai portato avanti. Chiusa l’esperienza in Rai, nel ’98, diventa presidente e amministratore delegato di News Corp Europe, società facente capo a Rupert Murdoch e proprietaria all’epoca di Stream TV. Dal 2000 al 2001 fa parte dell’Advisory Board del gruppo Carlyle Europa. Nel 2000 entra in GoldenEgg, fondo d’investimento in aziende attive nel settore di telecomunicazioni e multimedia, in rappresentanza della famiglia Moratti. In ottobre GoldenEgg si fonde con E-Street in Syntek, società con sede in Germania che si occupa di investimenti in telecomunicazioni e media. Syntek che ha subito una grave crisi patrimoniale e finanziaria nel secondo semestre 2007, ed è rilevata nell’agosto 2008 dal marito Gianmarco Moratti, passato dal 48,6 al 98,7 per cento, per 140 milioni di euro. Le perdite della Syntek hanno continuato a zavorrare la Securfin Holding di Gianmarco Moratti ancora fino all’agosto 2010. Un curriculm da manager di tutto rispetto quindi, anche se ampiamente sostenuto qua e là dalle sponsorizzazioni morattiane.

Nel 2001 la Moratti trasloca poi, definitivamente, nel mondo della politica, e per lei cominciano i guai. Dall’11 giugno 2001 fino alla fine della XIV Legislatura è Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Governi Berlusconi II e Berlusconi III). Durante il suo mandato come ministro elabora e realizza una legge di riforma del sistema scolastico italiano. La riforma Moratti, varata con legge 28 marzo 2003, n. 53, che prevedeva alcune modifiche nell’ordinamento scolastico italiano, abolendo la riforma Berlinguer varata nel 1997. La sua riforma però viene cancellata e poi sostituita dal Governo Prodi, dopo che negli anni precedenti era stata fortemente osteggiata da una parte del mondo della scuola, nonché da tutta la coalizione di centro-sinistra.

Finita l’esperienza ministeriale la Moratti si candida a sindaco della sua città, Milano. Designata, ovviamente, per lo schieramento della Casa delle Libertà alle elezioni comunali del 2006 (28-29 maggio), si presentò con due liste civiche, la Lista Moratti e la Lista Giovani per Milano. Lo scrutinio del 29 maggio 2006 la vide vincitrice al primo turno, con il 52% dei voti. A fronte di una spesa di 694.000 euro sostenuta da Bruno Ferrante per la campagna elettorale, Letizia Moratti ha usufruito di un finanziamento di 6.335.000 euro del marito Gianmarco. Durante questo mandato Milano conquista l’expo del 2015, e merito ne va dato anche alla sindaca, che viene nominata commissario. Di buono, oltre alla conquista dell’esposizione universale, la Moratti introduce a Milano l’ecopass in via sperimentale per contrastare l’inquinamento cittadino. Novità tanto contrastata che, nonostante i lodevoli intenti, comporta qualche imbarazzo alla stessa signora Brichetto Arnaboldi che prima decide di rimandare ogni decisione sul mantenimento o meno di Ecopass a dopo le elezioni del 2011, prolungandone lo status quo fino al 30 settembre 2011 e annunciando un referendum consultivo sulla materia per il 12 giugno. Salvo poi inserire la prosecuzione di Ecopass nel programma elettorale e, infine, dopo la batosta del primo turno, annunciando l’abolizione di Ecopass tramite la gratuità per tutti i residenti a partire dal 1° ottobre.

Ma le difficoltà nell’amministrazione della città emergono anche da altri vicende. Non tanto dalla vicenda della “casa di Batman” costruita abusivamente da suo figlio, espressione di un comportamento di certo censurabile ma che poco peso ha nell’amministrazione. Ma da altre vicende più squisitamente politiche. Come ad esempio le accuse di assenteismo che le vengono mosse e la “questione Stanca”. La Moratti è stata spesso criticata per la scarsa presenza in Consiglio Comunale: 6 presenze nel 2008 e 3 nel 2009, di cui l’ultima il 21 ottobre 2009, per la presentazione di un primo bilancio del mandato. Dei 61 rappresentanti di giunta e consiglio, Letizia Moratti è ultima per presenza alle votazioni, con un totale del 5%. Il sindaco Moratti è stata inoltre richiamata dal presidente del Consiglio Comunale Manfredi Palmeri per non aver risposto alle 100 interrogazioni portate dal consigliere di opposizione Pierfrancesco Majorino ai sensi del regolamento. Sulla vicenda Stanca, invece, benché il consiglio comunale di Milano abbia votato a maggioranza una mozione che impegna il sindaco a chiedere a Lucio Stanca, deputato e AD di Expo 2015, di rinunciare ad uno dei due incarichi, il sindaco Moratti non ha dato seguito all’iniziativa del suo consiglio.

Luci e ombre quindi nella carriera della signora Moratti, con le ultime soprattutto nel periodo politico della sua vita. Una vita segnata dal matrimonio con Gianmarco Moratti prima e dal legame politico con Silvio Berlusconi poi. Un’unione fortunata la prima e dolente, oggi, la seconda.

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