“Quel documento non è una patacca, è tutto vero. La prossima settimana rilasceremo un comunicato ufficiale su questa materia”: parola del ministro della giustizia dell’isola caraibica di Santa Lucia, Lorenzo Rudolph Francis.
E’ riuscito a sentirlo telefonicamente Marco Lillo per il Fatto Quotidiano. Il Paese, paradiso fiscale delle società off-shore, preferisce rompere per una volta il muro di discrezione che circonda chi ha conti e società ai Caraibi e fare chiarezza: la società proprietaria dell’appartamento a Montecarlo che fu di An, è intestata a Giancarlo Tulliani, cognato del presidente della Camera Fini.
E’ vera, dice il ministro, la lettera con cui lui spiegava questi dettagli al premier di Santa Lucia, King Stephenson, e che poi ha fatto il giro dell’etere fino a Dagospia, che l’ha pubblicata due giorni fa.
Un viaggio telematico ricostruito dal Corriere della Sera. Fabrizio Caccia ha parlato con Antonio Torres, giornalista del Nacional, il quotidiano di Santo Domingo che per primo ha pubblicato il documento. “La lettera me l’ha spedita il mio amico Mario Sanchez da Tegucigalpa”, città dell’Honduras. Si allarga ulteriormente il cerchio.
Dopo una ricerca il cronista del Corriere viene a sapere che Sanchez è a sua volta un giornalista e lavora al Congreso nacional nel suo Paese. Raggiunto al telefono, spiega: “Qui alla Casa del governo arriva tanta posta elettronica e io giro ai colleghi stranieri le cose che reputo più interessanti”. Santa Lucia-Honduras-Santo Domingo-Italia. Ecco il giro, secondo le ultime ricostruzioni.
Le rassicurazioni del ministro Francis sull’autenticità della lettera non chiariscono però tutti i dubbi: il Fatto spiega anche di aver parlato con l’azienda che stampa tutti i documenti per il governo dell’isola caraibica, secondo la quale l’intestazione della lettera firmata da Francis non corrisponderebbe a quella ufficiale. ”Non ho memoria che ci abbiano mai chiesto di cambiare carattere. E noi non riforniamo carte intestate digitali ma solo stampate”, ha spiegato un funzionario della stamperia.
E certo che, continua Marco Lillo sul Fatto, è strano che Santa Lucia metta a rischio la sua economia facendo circolare una lettera del genere: la ricchezza del piccolo paradiso fiscale si basa proprio sulla discrezione, qui i ricchi di tutto il mondo registrano le loro società perchè possono contare su un sistema pressoché inscalfibile dai controlli degli ispettori del fisco.
Ma intanto nelle stesse ore di ieri, quando Il Fatto parlava con il ministro di Santa Lucia, i politici a Roma davano interpretazioni inquietanti alla vicenda. “Tutto falso, un documento creato ad arte per infangare Fini e costruito con l’impegno dei servizi”: questa la versione dei finiani. Ipotesi seccamente smentita sia dai servizi stessi che dalla Presidenza del Consiglio.
Poi in serata ad Annozero Italo Bocchino ha fatto anche un nome: colui che avrebbe confezionato il falso sarebbe Valter Lavitola, editore del giornale socialista L’Avanti, e imprenditore specializzato nel commercio di pesce in Sudamerica, spesso vicino al presidente del Consiglio Berlusconi nei suoi viaggi all’estero.
L’altro nome tirato in ballo da Bocchino è quello di Vittorugo Mangiavillani, un giornalista del Velino che avrebbe “traghettato” la lettera dagli uffici di Saint Lucia alla redazione del Giornale di Vittorio Feltri. Ora tutti smentiscono e minacciano querele: “Mai occupato della vicenda caraibica”, anzi “all’inizio ho pensato che fosse un falso”. L’inviato del Velino Vittorugo Mangiavillani risponde così dopo le accuse lanciate da Italo Bocchino. Bocchino ha fatto riferimento anche al portavoce del Pdl Daniele Capezzone, come uomo vicino all’agenzia Il Velino. Ora anche Capezzone smentisce: “Sarebbe stata sufficiente una semplicissima verifica negli archivi dell’Ansa per constatare che, dallo scorso mese di giugno, non sono più direttore editoriale dell’agenzia, né ho più alcuna partecipazione nella società editrice”.
Respinge le ‘accuse’ anche Valter Lavitola. “Non ho accompagnato Berlusconi”, dice al Giornale riferendosi al suo recente viaggio in Sudamerica. “Mi trovavo in Brasile – spiega – dove sto avviando un’attività, e Berlusconi arrivava in quei giorni. Normale che sia andato ben volentieri agli incontri organizzati dal premier”.