
ROMA – Nei primi tre mesi del 2015 ci sono stati meno licenziamenti (-12%) e più assunzioni (+13%): sono dati comunicati dal ministero del Lavoro del governo Renzi, guidato da Giuliano Poletti. Numeri che sembrerebbero smentire i detrattori della riforma del lavoro del governo (Jobs act) quando dicono che con le nuove norme sarebbe più facile licenziare.
Nel primo trimestre 2015 i licenziamenti sono stati 187.578 con una diminuzione del 12,1% rispetto allo stesso periodo del 2014 (213.505). L’agenzia Ansa fa sapere che si tratta di comunicazioni obbligatorie del Ministero. I licenziamenti scendono sotto quota 200.000 per la prima volta dall’inizio del 2012, inizio delle serie storiche pubblicate.
Nei primi tre mesi del 2015 le assunzioni complessive a tempo indeterminato sono state 552.665 a fronte di 475.854 cessazioni, con un saldo positivo quindi di 76.811 contratti stabili. Le assunzioni stabili sono salite del 24,6% sullo stesso periodo 2014.
Nel primo trimestre le assunzioni nel complesso hanno superato quota 2,57 milioni con un aumento del 3,8% sullo stesso periodo del 2015. Le cessazioni di contratto sono state 1,96 milioni con un aumento del 3,4% sullo stesso trimestre del 2014. La crescita delle attivazioni è stata dovuta soprattutto all’aumento dei contratti a tempo indeterminato (552.665, +24,6%), trainate dagli sgravi contributivi previsti dalla legge di Stabilità mentre sono diminuiti i contratti di collaborazione (-14,9%) e apprendistato (-14,3%).
Sono dati che arrivano il giorno seguente all’assemblea nazionale tenutasi a Roma della Coalizione Sociale di Maurizio Landini, che proprio sul tema del lavoro critica il Jobs Act e le politiche del governo Renzi. Dati che poi andranno confrontati con quelli che fornirà l’Istat, Istituto nazionale di statistica.