P3, l’indagato Verdini si difende in diretta: “Non ho mai saputo niente”e

Denis Verdini

”Non ho mai saputo nulla nè conosco le attività e le finalità della P3, nè sono mai stato contattato da qualcuno”. “Non ho mai fatto niente, niente di male, lo giuro. La mia è la sola ed esclusiva verità”. E ancora: la P3 “è inesistente” mentre le indagini rischiano “di essere pericolosissime per la democrazia”. Il coordinatore del Pdl, Denis Verdini, si difende dalle accuse di appartenenre alla P3 in una conferenza stampa nella sede del Pdl di via dell’Umiltà. Verdini sottolinea di trovarsi in una situazione ”paradossale” in quanto indagato nonostante ”non ho mai saputo nulla” dell’associazione.

”Non conoscevo Miller – aggiunge – nè una parte dei partecipanti a quel pranzo del settembre 2009”.

Inchiesta pericolosa per la democrazia. Dopo aver confutato le accuse nei suoi confronti, il coordinatore del Pdl Denis Verdini attacca l’indagine della Procura di Roma. ”La P3 e’ inesistente ma pericolosissima per la democrazia – ribadisce – Non per il senso che si sta dando in questi giorni all’inchiesta ma per quello che il Paese ha già visto con la P2”. Secondo Verdini, insomma, il rischio e’ che possa accadere quanto gia’ visto con l’associazione guidata da Licio Gelli, ”con tanta gente finita dentro le indagini e poi assolta dalle sentenze della magistratura”.

“Non ho toccato un soldo, ce ne ho messi di miei”. ”Io personalmente non ho toccato un soldo – continua Verdini spiegando l’operazione da 2,6 milioni di euro relativa al ‘Giornale della Toscana’ che i magistrati gli contestano- e, anzi, nella vicenda del giornale ce ne ho rimessi tanti. Miei e della mia famiglia”. Verdini spiega che i 2,6 milioni erano un aumento di capitale, di cui sono stati versati solo 800 mila euro.

“Non ho scaricato Dell’Utri”. Parlando poi delle sue dichiarazioni ai giudici con cui ha “scaricato” Dell’Utri dicendo “Lui organizzò tutto” afferma: ”Non ho mai scaricato Dell’Utri che e’ una persona per bene. Non c’e’ nulla da scaricare e sicuramente io non scarico l’amicizia”.

”Lo voglio dire chiaramente – prosegue Verdini – non c’e’ niente da scaricare perche’ non c’e’ nessun fatto. E’ una cosa che non capisco e voglio chiarire in onore dell’amicizia che ho con Dell’Utri. Lo ripeto, non c’e’ nulla da scaricare”.

Contro Bocchino e Fini. Poi Verdini dà la stoccata ai finiani e soprattutto Italo Bocchino e lo stesso Gianfranco Fini. Del primo dice: ”Da Bocchino non accetto nessuna lezione perche’ chi parla di presunta legalita’ dovrebbe essere ineccepibile, lindo e trasparente. Mi ricordo che il Pdl si e’ stretto intorno a lui quando fu al centro di un’inchiesta per cui il gip aveva chiesto anche l’arresto”. Del secondo: mi spiace che non mi abbia tutelato in quanto presidente della Camera. Verdini ha difinito una ”brutta richiesta” le dimissioni chieste da Fini. ”Mi dispiace che il presidente della Camera in forma generica non mi abbia tutelato – dice Verdini – e’ brutto che il tutore delle Camere e terza carica dello Stato, mentre un rappresentante della Camera viene interrogato, chieda le proprie dimissioni in forma generica e senza aspettare l’esito” delle indagini.

”Dalla terza carica dello Stato – aggiunge Verdini – che e’ anche il mio presidente ed il tutore dei parlamentari c’e’ stato un giudizio sconveniente visto che ha parlato di dimissioni mentre era in corso un interrogatorio, anzi e’ stato sgarbato. Io l’ho anche votato come presidente”.

”Cacciare i finiani? Se uno non si trova bene e ritiene che le cose non funzionino nonostante i risultati e’ una sua decisione – aggiunge Verdini – Quando non si perde mai e manca una opposizione vera e reale l’opposizione nasce all’interno della maggioranza. E’ una cosa che non puo’ durare all’infinito, perche’ impedisce la realizzazione del programma, e quindi serve un chiarimento. La situazione e’ molto difficile ed e’ una roba incomprensibile per gli elettori”.

Mancino ha votato Marra? Nessuno dice niente. Poi la stoccata al vice presidente del Csm, Nicola Mancino: ”Tutti stanno zitti – dice Verdini – pur sapendo che Mancino ha votato Marra. Dice di averlo fatto in buona fede, gli crediamo, ma mi sembra troppo che faccia poi anche l’epuratore. Mi sembra assurdo tutto questo silenzio su di lui mentre si parla solo di me”.

“Non mi dimetto da coordinatore”. “Non capisco perché dovrei dimettermi – afferma poi Verdini ai giornalisti – da coordinatore del Pdl. Della P3 non so di cosa si tratta, non mi riguarda, non vedo argomentazioni che mi inducano a dimettermi”.

“Se sono qui è perché penso che la legalità sia un fatto straordinario. Ma non ha sfaccettature, ce ne è una sola. Non penso che gli italiani non possono dividersi sulla questione della legalità. Quello che non accetto è che qualcuno faccia il vergine e dall’altra parte veda solo prostitute. Il partito degli onesti non credo che possa essere fatto”.

“Strumentalizzazioni sono fatto politico”. ”Lo ha detto Berlusconi sdrammatizzando – continua il coordinatore del Pdl – ed io come faccio a non ripeterlo che siamo al ridicolo perche’ devo tapparmi le orecchie e nemmeno con una pistola alla tempia potrei credere che queste persone sono la P3. Qualcuno vuole fare strumentalizzazioni ma questa non e’ una cosa giudiziaria ma diventa politica”.

”Dovrebbe essere portato all’attenzione il rapporto tra politica e magistratura – dice – C’e’ un circuito mediatico-giudiziario che fa spavento a cui gli elettori del Pdl sono abituati. C’è qualcuno  che vuole cambiare il governo senza andare alle elezioni. Ma gli elettori del Pdl sono smaliziati e abituati a queste congiure. Sempre qualcuno vuole delegittimarci ma poi vinciamo sempre le elezioni”.

Il commissariamento del Credito Cooperativo Fiorentino ”e’ un atto dovuto – dice poi Verdini  – E’ un fatto ordinario e rientra tra le facolta’ del ministro Tremonti”.

“Ho investito 4 milioni di euro sul Giornale di Toscana. Ma sono molti di più di quelli che mi vengono contestati e li ho presi da vari investimenti”. Poi su Carboni dice: “Lo conosco dal maggio del 2009 e sapevo che era stato assolto dall’omicidio Calvi. Ma affari io con lui non ne ho fatti. Il Giornale di Toscana ha fatto un aumento di capitale ma con i miei soldi. Per il resto non ho mai sentito parlare nè di eolico, nè di società, di siti, di terreni”. E poi: “Ma lo sapete che Carboni era socio del Gruppo Espresso? Eh, facciamo un peso e una misura. Se uno è un demonio, è un demonio sempre. Io voglio essere giudicato dagli elettori”.

Velenosa al termine della dichiarazione spontanea ai giornalisti la postilla sull’incontro con Carboni e Dell’Utri: “Quando con questi commensali ci si è seduto il principe Caracciolo nessuno ha avuto da ridire sull’opportunità di tale frequentazione. Mi aspetterei lo stesso metro di giudizio”.

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