ROMA – Liste pulite, il decreto del governo c’è. Il Parlamento si preoccuperà di disfarlo? Il testo piuttosto duro: è incandidabile chi ha commesso reati per i quali è previsto il carcere, ovvero sopra i due anni. L’incandidabilità durerà come minimo 6 anni. Ma si tratta di un decreto legislativo, ovvero quello strumento con cui il Parlamento dà delega al governo di legiferare su una specifica materia. E sui cui comunque interviene tramite pareri e osservazioni delle Commissioni che per prassi il governo accoglie.
Giovedì il Consiglio dei ministri ha dato via libera al decreto sull’incandidabilità dei condannati in via definitiva a cariche elettive e di governo. Un testo duro che, fa sapere il Consiglio dei ministri, ”crea le condizioni per un sistema trasparente di rappresentanza in Parlamento” e mira così ”a restituire ai cittadini la necessaria fiducia nei confronti dei candidati alle elezioni politiche europee, nazionali e locali, e delle istituzioni che rappresentano”.
E’ incandidabile, prevede il decreto Liste Pulite, chi ha riportato condanne definitive superiori a 2 anni di reclusione per delitti di allarme sociale, quelli contro la p.a. e per chi ha avuto pene superiori a 2 anni per delitti non colposi per i quali sia prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a 4 anni.
L’incandidabilità al Parlamento o a cariche di Governo ha effetto per un periodo corrispondente al doppio della durata della pena accessoria dell’interdizione temporanea dai pubblici uffici. Anche in assenza della pena accessoria, l’incandidabilità non è inferiore a sei anni.
