LIVORNO – Marco Solimano, 61 anni, ex terrorista di Prima Linea condannato a 19 anni di carcere, non sarà assessore a Livorno. “Faccio un passo indietro”, ha annunciato dopo la bufera scoppiata su una sua eventuale nomina al Sociale da parte del sindaco Cosimi, alle prese con l’ennesimo rimpasto di giunta.
Solimano, già presidente dell’Arci, poi consigliere comunale (Ds e Pd) e attuale garante dei detenuti del comune sceglie di non alimentare le polemiche.
Ipotesi piuttosto infelice quella vagliata dal sindaco di Livorno Alessandro Cosimi (Pd) per il rimpasto della sua giunta ancora traballante. Anche se non ha “mai preso in mano una pistola”, giura Solimano, era praticamente impossibile superare il blocco di resistenze creatosi tra i parenti delle vittime del terrorismo ed alcuni esponenti del centrosinistra che sostengono la giunta Cosimi.
Solimano si è dissociato molti anni fa dalla lotta armata, dopo essere stato condannato nel processo alla struttura toscana di Prima Linea. E’ lo stesso gruppo che organizzò l’assalto al carcere fiorentino delle Murate del 20 gennaio 1978 durante il quale venne ucciso l’agente di polizia Fauso Dionisi, commemorato proprio domenica scorsa.
Mariella Magi Dionisi, vedova dell’agente ucciso e presidente dell’associazione “Memoria” che riunisce parenti di vittime del terrorismo si era detta “senza parole”. La vedova aveva commentato l’ipotesi di una nomina a Solimano così: “Sono scelte che lasciano perplessi e senza parole – dice Mariella Magi Dionisi – a parte quelle che usò il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano incontrando i familiari delle vittime e cioè che ci vorrebbe il buongusto, da parte di chi prese le armi, di stare un passo indietro. Visto che, tra l’altro, hanno avuto molto, tutto, e a differenza di altri hanno soprattutto la vita”.