La sentenza della Consulta sul Lodo Alfano, che ha decretato l’illegittimità della legge che stabiliva l’impunibilità per le quattro più alte cariche dello Stato è solo l’ultima di una serie di decisioni difficili finite al vaglio della Corte.
Con i loro verdetti, i giudici costituzionali hanno aperto o sbarrato la strada a leggi destinate a cambiare la vita dei cittadini, definire i rapporti tra le istituzioni, dare risposte agli interrogativi posti dalle nuove tecnologie o dai progressi della medicina. Ecco una sintesi dei casi più recenti.
Nella vicenda di Eluana Englaro, rimasta in stato vegetativo permanente per più di quindici anni, la Corte è intervenuta nell’ ottobre 2008 dichiarando inammissibili i ricorsi di Camera e Senato sui conflitti di attribuzione tra i poteri dello Stato. La Consulta escluse che i giudici di Milano (che avevano dato l’ ok a sospendere l’ alimentazione forzata) avessero menomato l’ esercizio del potere legislativo ma lasciò aperta la possibilità di una nuova legge.
«Il Parlamento – fu scritto nell’ ordinanza – può in qualsiasi momento adottare una specifica normativa della materia, fondata su adeguati punti di equilibrio fra i fondamentali beni costituzionali coinvolti».
Il 1 aprile scorso la Corte ha bocciato parzialmente la legge 40 sulla fecondazione assistita: illegittimo il limite di tre embrioni da impiantare e il comma della legge che non prevede che il trasferimento degli embrioni debba essere effettuato «senza il pregiudizio della salute della donna».
Nel marzo scorso la Consulta accoglie in parte i ricorsi dei governi Prodi e Berlusconi contro la procura di Milano per violazione del segreto di Stato (limitatamente ad alcune fonti di prova) nel procedimento a carico dell’ex capo del Sismi Nicolò Pollari e di 26 agenti della Cia per il sequestro di Abu Omar. Bocciando i controricorsi dei pm milanesi, gli alti giudici stabilirono che il sequestro «non fu un fatto eversivo».
La questione delle modalità fu originata dal rifiuto nel 2004 dell’ allora ministro Castelli di inviare al Quirinale il decreto di grazia per Ovidio Bompressi. Dopo tre anni di braccio di ferro la Consulta conclude che se il presidente decide di concederla (potere che la Costituzione gli attribuisce), il ministro della Giustizia non può rifiutare di controfirmarla perché violerebbe il principio della separazione dei poteri.
A metà luglio 2004 a non passare l’ esame della Corte Costituzionale sono due norme della legge Bossi-Fini sull’ immigrazione: bocciati l’ arresto obbligatorio in flagranza del clandestino che ha violato l’ ordine del questore di lasciare l’ Italia entro cinque giorni e l’ accompagnamento coattivo alla frontiera dello straniero espulso senza che il provvedimento sia stato convalidato prima dal giudice dopo un processo che assicuri contraddittorio e garanzie della difesa.