Via al Lodo Alfano, con il sì della Lega

Angelino Alfano

La Lega ha detto sì il Lodo Alfano. Nonostante quanto aveva annunciato in precedenza, il Carroccio ha sottoscritto oggi il disegno di legge costituzionale presentato dal Popolo della Libertà al Senato in materia di sospensione del processo penale nei confronti delle alte cariche dell0 Stato.

Dopo un incontro con il Pdl, la Lega ha deciso avallare il lodo.

L’ombrello costituzionale previsto dal ddl coprirà le cariche dello Stato e i ministri dai processi in corso, ma non i presidenti dei due rami del Parlamento.

I presidenti di Camera e Senato sono stati esclusi dal Lodo per adeguarsi alle osservazioni della Corte Costituzioanle, che aveva bocciato il Lodo Alfano perché, fra le altre ragioni, creava una disparità fra i presidenti delle Camere e i parlamentari.

Il provvedimento, composto da due articoli, prevede che l’autorità giudiziaria che esercita l’azione penale nei confronti del presidente della Repubblica, anche in relazione a fatti antecedenti all’assunzione della carica, deve darne immediata comunicazione al Senato. Entro novanta giorni dalla comunicazione, il Parlamento, in seduta comune, può disporre la sospensione del processo fino al termine del mandato.

Procedure analoghe per il presidente del Consiglio e i ministri, con la differenza che a decidere sulla continuazione del processo non sarà il Parlamento in seduta comune bensì la Camera di appartenenza del singolo ministro. La competenza è in capo al Senato se si tratta di un ministro tecnico.

In tutti i casi la sospensione del processo vale per l’intera durata del mandato. La sospensione del processo non comporta la sospensione del procedimento giudiziario e dunque rimane  la possibilità per il giudice di acquisire le prove non rinviabili.

La proposta di legge, fino a qualche giorno fa, recava soltanto le firme dei presidenti del gruppo Pdl Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello. In seguito si sono aggiunte quelle del capogruppo della Lega Nord Federico Bricolo, di Roberto Centaro e di Domenico Benedetti Valentini.

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Maria Elena Perrero