Si è conclusa la prima attesa udienza della Corte Costituzionale sul Lodo Alfano che ha visto l’esclusione della Procura di Milano dal dibattimento e l’arringa dei legali del premier che insistono sul carattere di tutela e non di immunità del provvedimento tanto discusso.
La consulta è chiamata ad esprimere un giudizio di costituzionalità sulla la norma che sospende i processi nei confronti delle quattro più alte cariche dello Stato.
La Corte dovrà ora esaminare altre cinque ricorsi dello Stato su leggi regionali iscritti a ruolo e, al termine dei lavori, i giudici si riuniranno in Camera di Consiglio per prendere una decisione.
In mattinata, dopo un minuto di silenzio per commemorare le vittime del disastro di Messina, i giudici, al termine di una sospensione di 45 minuti, i giudici hanno deciso di non ammettere l’intervento della Procura di Milano.
Il presidente della Consulta Francesco Amirante ha spiegato che «questa presenza per la giurisprudenza della Corte Costituzionale è inammissibile, non essendo prevista espressamente», ricordando che «il legislatore ha ritenuto non irragionevolmente di distinguere il ruolo del pubblico ministero da quello delle parti», anche considerando che «la parità tra accusa e difesa non comporta necessariamente la presenza del pm».
Quindi hanno preso la parola i legali di Berlusconi . Primo a parlare, dei quattro avvocati del premier è stato il parlamentare Niccolò Ghedini, secondo cui «la legge è uguale per tutti ma non sempre lo è la sua applicazione».
L’avvocato del presidente del Consiglio, ha quindi aggiunto che, con il Lodo, «è stato realizzato, con una legge ordinaria, un edificio costituzionalmente resistente».
«Con le modifiche apportate alla legge elettorale – ha invece osservato un altro avvocato del premier, Gaetano Pecorella -, il presidente del Consiglio non può più essere considerato uguale agli altri parlamentari, ossia non è più “primus inter pares”, ma deve essere considerato “primus super pares”».
Pecorella ha aggiunto che è necessario prendere atto del fatto che «con la legislazione di oggi sulle elezioni delle cariche politiche, la posizione del presidente del Consiglio si è venuta staccando da quella che era stata disegnata dalle tradizioni liberali».
Il pronunciamento della Corte Costituzionale, secondo gli ottimisti, potrebbe arrivare entro l’8 ottobre, data in cui alcuni dei magistrati, compreso il presidente Francesco Amirante, dovranno partire alla volta di Lisbona per un convegno internazionale. Possibile, però, soprattutto in caso di spaccatura, che il pronunciamento scivoli alla settimana successiva.
Nel 2004 la Consulta ha bocciato il Lodo Schifani che prevedeva una “copertura” per le cinque più alte cariche dello Stato. Il ministro della Giustizia Angiolino Alfano ha lavorato, prima di presentare il suo Lodo, sui punti respinti in passato dalla Corte: temporaneità dell’immunità, possibilità di rinuncia, salvaguardia dei diritti della parte lesa.