Lodo sparito, Berlusconi abbandonato: il Cavaliere si scopre solo

Silvio Berlusconi (Foto LaPresse)

ROMA – La norma salva- Finivest si dissolve e il presidente del Consiglio, nel giorno della presentazione in pompa magna della manovra di Giulio Tremonti, si scopre improvvisamente solo. Colpa di un provvedimento presentato male, anzi non presentato affatto ma infilato “di soppiatto” nel testo della manovra e non difeso, perché sostanzialmente indifendibile, quasi da nessuno.

Non l’ha voluto difendere il “padre” della manovra, quel Giulio Tremonti, che ancora oggi, a domanda non risponde e passa prudentemente la palla a Gianni Letta. Solo perché quest’ultimo, prudentemente, se n’era appena andato. Il giorno prima era successo anche di peggio, con Tremonti che ufficialmente causa maltempo (motivazione ribadita anche il 6 luglio) alla conferenza stampa non si era proprio presentato.

Sarà una mera coincidenza ma, non appena Berlusconi ha annunciato la cancellazione della norma che avrebbe congelato il maxi-risarcimento alla Cir di Carlo De Benedetti (750 milioni), la conferenza stampa si è tenuta. E Tremonti ha parlato della manovra per mezz’ora filata senza che, al salva Fininvest, si facesse il benché minimo cenno. Tutto fino ad una domanda di una giornalista di Sky. Là è andato in scena il dribbling, prima formale poi con tanto di battuta: “Ne parlerà Palazzo Chigi (…) lo chieda a Gianni Letta se vuole le do il cellulare”.

Persino peggio, dal punto di vista di Berlusconi, ha fatto il ministro per la semplificazione Roberto Calderoli: “Confermo che non avevo visto né letto la norma .  E confermo la mia perplessità per la costituzionalità. Una norma deve essere generale e astratta e non avere parametri numerici che ne limitano l’applicabilità”. Che la Lega si ponga questioni di Costituzionalità su certe norme è una sostanziale novità. Novità che il premier, di certo, non avrà gradito.

Alla fine, con Berlusconi, sembra rimanere solo il ministro Paolo Romani. Anche nel giorno dello stop, infatti, il titolare dello sviluppo ripete la lezione: “Era una norma di responsabilita’, faceva pagare le sanzioni all’azienda all’atto della sentenza della Cassazione perche’ pagare prima mette in difficolta’ la salute delle aziende”. Una voce quasi isolata. Al di là di alcuni esponenti minori del Pdl, infatti, il Lodo sembrava piacere decisamente poco anche nella maggioranza.

Martedì, nell’ordine, avevano affondato il governatore lombardo Roberto Formigoni, che con la manovra ha il dente avvelenato per altri motivi (norma inopportuna), il sindaco leghista di Verona Fabio Tosi (“non avremmo ingoiato un altro rospo”). Persino un “falco” come Gaetano Quagliariello aveva parlato di “ritiro opportuno”. Il premier che congela un pagamento, insomma, si è trovato solo. Attaccato come un qualsiasi cittadino che cerca il cavillo (o la conoscenza) per non pagare una multa per divieto di sosta.

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Emiliano Condò