MILANO – Settecento euro al mese ai residenti più bisognosi. Prove tecniche di redditto di cittadinanza in Lombardia, dove in cantiere c’è l’ipotesi di un “sussidio minimo, garantito ogni mese, a chi vive sotto la soglia di povertà e legato a un progetto di riscatto sociale”. Solo che a lanciare l’idea grillina la scorsa settimana è stato il presidente leghista Roberto Maroni, secondo il quale “i dati che sono emersi dimostrano che c’è bisogno di questo intervento” e che “non si tratta di uno strumento alternativo alle politiche attive del lavoro, anzi, le accompagna”. Ma il vertice di maggioranza in Regione convocato per oggi, lunedì 18 maggio, è già slittato a domani. Maroni dovrà convincere non solo gli alleati di governo (Forza Italia storce il naso) ma anche il suo stesso partito: tra i più scettici inizialmente anche il leader della Lega, Matteo Salvini, che si è detto “contrario all’elemosina di Stato”.
Intanto Maroni ha messo allo studio i suoi uomini più fidati: l’assessore alle Politiche Sociali, Cristina Cantù e quello all’Economia, Massimo Garavaglia. L’idea non è solo assistenzialista, ma dovrebbe puntare al reinserimento lavorativo. La cifra al vaglio è di 700 euro mensili per un periodo di tempo limitato: al massimo un anno. Si contano già 20 mila famiglie lombarde. Criterio indispensabile per entrare nella lista degli ipotetici beneficiari, la residenza in Lombardia da almeno 5 anni.
Con quali soldi? Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, le risorse saranno pescate dal Fondo sociale europeo di 227 milioni di euro e dal fondo sociale regionale (l’assestamento di bilancio 2015 libera 18 milioni di euro).