ROMA – In un’intervista al ‘Corriere della Sera’ Luciano Violante critica la pubblicazione delle intercettazioni sui giornali. Non sembra più quello che definivano “il capo del partito dei giudici” e che Cossiga apostrofava addirittura “piccolo Vishinsky”, il freddo esecutore delle repressioni staliniane. Ma chi era Andrej Januar’evič Vishinsky?
Di origine polacca, studente nella facoltà di Giurisprudenza di Kiev fu espulso per aver preso parte a manifestazioni studentesche. Nel 1903 si iscrisse al Partito Operaio Socialdemocratico Russo, aderendo alla corrente menscevica.
Partecipò nel 1905 alla prima rivoluzione russa. Nel 1909 fu arrestato e rinchiuso nel carcere di Baku ove rimase per circa un anno. Durante la detenzione ebbe modo di conoscere un giovane rivoluzionario georgiano: Josif Vissarionovič Džugašvili, il futuro Stalin. Ripresi gli studi giuridici, si laureò nel 1913.
Trasferitosi a Mosca nel 1915, dopo la Rivoluzione di febbraio collaborò con il governo di Kerenskij. Pochi mesi dopo, con la Rivoluzione d’ottobre, abbandono la militanza nelle file dei menscevichi per aderire, nel 1920, al Partito Comunista Russo (bolscevico).
Negli anni venti insegnò nell’Università di Mosca di cui fu anche rettore.
Nel 1931 divenne procuratore della Repubblica federata russa (RSFSR) e vice procuratore dell’Unione Sovietica e, dal 1935 al 1939, procuratore generale. In tale veste rappresentò la pubblica accusa nei principali processi politici che si svolsero nel periodo delle Grandi purghe.
Nel 1940 ebbe inizio la sua carriera diplomatica. Dal 1949 al 1953, sino alla morte di Stalin, fu ministro degli Esteri sovietico, sostituendo Molotov. Con la scomparsa del dittatore, Molotov riassunse il suo incarico e Vyšinskij fu nominato rappresentante sovietico presso le Nazioni Unite a New York ove morì, poco dopo, per infarto.
