ROMA – Il Senato ha autorizzato l’arresto per Luigi Lusi. I voti favorevoli all’arresto sono stati 155, tredici quelli non favorevoli, un astenuto. Alla fine il voto al Senato è avvenuto a scrutinio palese per alzata di mano, come da norma. Non ci sono state le venti firme necessarie per chiedere il voto segreto.
I 13 senatori che hanno votato contro l’arresto di Luigi Lusi appartengono in maggioranza al centrodestra e due al gruppo misto. I senatori del Pdl contrari sono: Diana De Feo; Sergio De Gregorio; Marcello Dell’Utri; Piero Longo; Marcello Pera; Guido Possa. I senatori di Coesione Nazionale sono Valerio Carrara; Mario Ferrara; Salvo Fleres; Elio Palmizio e Riccardo Villari. Hanno votato contro, dopo averlo annunciato in Aula, anche il repubblicano Antonio Del Pennino ed Alberto Tedesco, entrambi del gruppo misto.
Il senatore che si è astenuto è l’ex leghista Piergiorgio Stiffoni, ora passato al Gruppo misto.
L’ex tesoriere della Margherita è accusato di appropriazione indebita dei fondi che appartenevano al suo ex partito. Prima del voto il Pdl, contrario all’arresto, ha lasciato l’Aula.
L’interrogatorio di garanzia in carcere per Lusi, secondo quanto scrive l’agenzia Ansa, potrebbe svolgersi già nella giornata di giovedì 21 giugno. L’ex tesoriere comparirà davanti al gup Simonetta D’Alessandro che il 3 maggio firmò il provvedimento con cui chiedeva l’arresto per il reato di associazione a delinquere finalizzata all’appropriazione indebita. Dopo il voto al Senato Lusi è andato al carcere di Rebibbia per costituirsi.
Il commento di Lusi. ”Sono una persona che sta vivendo un incubo” ha detto il senatore subito dopo il voto dell’aula del Senato. ”Con il voto segreto si mandano in galera i senatori senza che abbiano ucciso nessuno”. ”Spero ci sia un giudice a Roma e non solo a Berlino”. ”Non ho detto tutto, ci sono ancora approfondimenti da fare con i pubblici ministeri. Se lo vogliono”.
”Ho notato che il senatore Bianco ha votato: almeno Rutelli non ha votato, ha avuto la decenza di non votare”, ha detto Lusi. ”Se la Lega non avesse partecipato non ci sarebbe stato il numero legale”. Poco dopo una nota diffusa dall’ufficio stampa di Api ha fatto sapere che il leader Rutelli non ha partecipato al voto in quanto parte offesa nel procedimento penale contro il senatore.
In serata Rutelli ha fatto sapere in una nota: ”Dopo mesi in cui ho difeso il mio onore e quello della Margherita con le unghie e con i denti, oggi ho ritenuto opportuno non parlare come accusatore politico, né votare, poiché rappresento la parte offesa, cioè le numerose vittime, nel procedimento contro Lusi. E’ toccato al Senato, nella sua libertà, decidere”.
”Sulla mia testa si è giocata una partita politica” e ”questo voto è il segno dei tempi”. ”Mi è stato chiesto di dimettermi ma se anche lo avessi fatto le mie dimissioni sarebbero state interpretate come un tentativo di far revocare le misure cautelari” dice ancora il senatore che, interpellato dai cronisti, spiega: ”Non ho pensato di dimettermi ma neppure avrei mai pensato che saremmo mai arrivati ad una richiesta di arresto”.
Dopo il voto il senatore Lusi ha chiesto al commesso di avere il tabulato delle votazioni. Dopo aver guardato con attenzione il documento e averne sottolineato delle parti, ha rimesso tutte le sue carte nella borsa e ha lasciato, senza salutare nessuno, l’Aula di Palazzo Madama. Il senatore ha lasciato Palazzo Madama accompagnato dai suoi legali da un’uscita secondaria, nei pressi di Piazza San Luigi dei Francesi, in modo da evitare le telecamere. Ad attenderlo c’erano un’auto privata e un gruppo di fotografi. Lusi non ha voluto rilasciare dichiarazioni.
Le reazioni. ”Un capro espiatorio dietro le sbarre, è questo il risultato dell’ennesima genuflessione del Parlamento al giustizialismo e alla demagogia”: è stato questo il commento del deputato Pdl Alfonso Papa. ”Non c’è un solo motivo per cui Lusi debba affrontare il processo con le manette ai polsi. La decisione del Senato è in se stessa esorbitante, presa in pieno conflitto di interessi e con il voto di senatori chiamati in causa dallo stesso Lusi, che è l’agnello sacrificale di un regolamento di conti interno al Partito Democratico. Un’aberrazione col placet di Rutelli e dei dirigenti del partito che non sapevano, non vedevano, non sentivano, ma sono stati pronti e proni nello spedire uno di loro dietro le sbarre, forse proprio per salvare se stessi”.
Il capgruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, ha detto che l’atteggiamento di voto del Pdl è stato dettato anche dalla volontà di ”evitare che si cancellasse lo sfondo di corresponsabilità” che c’è sulla vicenda. ”Lusi – ha detto Gasparri – non è un fungo isolato che spunta ma ha gestito 213 milioni del partito”. ”Abbiamo voluto evitare un uso improprio del voto segreto, per evitare di aprire un varco a chi al sit-in dietro l’angolo gridava ‘In galera’ e poi entrando in aula avrebbe votato contro l’arresto determinando uno stato di tensione nel Paese. Se ci fosse stato il voto segreto noi saremmo stati qui a raccontarci un’altra storia che avrebbe provocato tensioni nel Paese”.
”Chiederò, come Pdl, alla giunta per il regolamento una riflessione sul voto segreto perché se si ritiene che sia da assicurare quando si tratta di questioni legate alla libertà della persona non andrebbe richiesto. Bisogna evitare le speculazioni”: lo ha detto il vice presidente dei senatori del Pdl, Gaetano Quagliariello. Nel Pdl, ha aggiunto parlando del caso Lusi, ”c’è stato il convincimento unitario di evitare che una storia che è tutta della sinistra fosse scaricata sulle spalle del centrodestra come si è cercato di fare”
Secondo quanto ha scritto su Twitter Enzo Carra, dell’Udc, ”Il Senato ha votato contro il suo Schettino. Un uomo solo muoia perché tutti gli altri vivano”.
Per Felice Belisario, presidente dell’Italia dei Valori, ”Dal voto sulla richiesta d’arresto per il senatore Lusi sono emersi in modo netto tre dati: primo, finalmente c’è stato il voto palese cosicché ognuno si è dovuto assumere le propria responsabilità senza nascondersi dietro all’odioso voto segreto. Secondo, il Pdl ha fatto come Ponzio Pilato e se ne è lavato le mani con un comportamento molto grave, che gli italiani sapranno valutare, mentre solo due settimane fa ha salvato uno di loro, De Gregorio. Terzo, il Parlamento ha ora il preciso dovere di approvare subito una legge che abolisca il finanziamento pubblico e la politica deve imparare a rispettare le regole”.
L’intervento in Aula. “Non intendo sottrarmi alle mie responsabilità e non intendo affatto sottrarmi al processo, aveva detto Lusi nel suo intervento al Senato prima del voto. Mi si vuole mandare in carcere perché, parlando con i media, inquinerei il percorso investigativo. Non c’è altra motivazione”. Ma “il legislatore, ammonisce Lusi, deve tenere distinta l’autorizzazione alla misura cautelare dall’istituto, ancora non previsto, dell’anticipazione della pena”. “Non fatemi diventare un capro espiatorio”.
L’ex tesoriere della Margherita ha nuovamente chiamato in causa i vertici della Margherita: “La gestione dei flussi finanziari è stata effettuata per comune assenso al fine di accantonarle per le attività politiche di diversi esponenti del partito”. E riguardo a Rutelli: “Ha cercato di far ritirare le firme per il voto segreto”.
Il via libera della Giunta. Poco più di una settimana fa la Giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato aveva dato parere favorevole alla richiesta di arresto fatta dalla Procura di Roma. Il verdetto era passato con il sostegno di Pd e Lega, mentre il Pdl si era diviso. La Giunta aveva dato il via libera non trovando elementi di “fumus persecutionis”.