ROMA – I documenti consegnati due giorni fa da Luigi Lusi ai magistrati romani potrebbero smentire la tesi di Francesco Rutelli che ha sempre sostenuto di non essersi mai occupato della gestione finanziaria della Margherita “perché a questo avevamo delegato il tesoriere”. Tra le carte depositate durante l’interrogatorio che si è svolto sabato pomeriggio nel carcere di Rebibbia ci sono infatti due lettere, una a mano e una al computer, scritte proprio da Rutelli. Entrambe riguardano la destinazione dei rimborsi elettorali ottenuti dalla Margherita dopo lo scioglimento e la fusione con i Ds nel Partito democratico avvenuta nel 2007.
Come riporta Fiorenza Sarzanini per il Corriere della Sera, altri appunti si riferiscono alle somme versate a diversi esponenti del partito, in particolare Enzo Bianco e Matteo Renzi. “E le indicazioni – ha sostenuto Lusi – arrivavano dal segretario con il quale avevo un confronto costante, anche se spesso riuscivamo a parlarci per non più di dieci minuti”. Subito dopo ribadisce che “lui era perfettamente a conoscenza degli investimenti immobiliari, tanto da suggerirmi la creazione di una società estera”. Versione smentita da Rutelli che su questo ha già depositato una querela.
Scrive la Sarzanini: Nell’appunto scritto a mano, che Lusi colloca nel 2009 ma senza poter specificare la data precisa, Rutelli parlerebbe della destinazione di un milione e mezzo di euro, di cui almeno 600 mila per la sua corrente. Soldi che il tesoriere avrebbe dovuto gestire. Poi rimprovererebbe Lusi per aver restituito al Parlamento europeo alcuni fondi destinati al Pd di Bruxelles di cui il senatore amministrava le finanze. Anche nell’altra lettera, scritta al computer e datata 10 novembre 2009 si parla di denaro, ma su quale sia l’uso che ne deve essere fatto bisognerà adesso effettuare alcuni accertamenti perché, come sottolineano gli inquirenti, “si tratta di comunicazioni molto sintetiche e non esplicite, dunque si dovrà capire dove sono effettivamente finite le somme”.
Molto più dettagliate sono invece le mail che Lusi spediva a Rutelli, anch’esse consegnate durante l’interrogatorio di fronte al giudice Simonetta D’Alessandro che ha ordinato l’arresto del tesoriere e ha ottenuto il via libera all’esecuzione dall’aula di Palazzo Madama con un voto che non ha precedenti visto che mai prima d’ora era stata autorizzata la cattura di un senatore. In tutto agli atti sono state allegate una decina di pagine nelle quali il tesoriere fa presente che i “soldi saranno destinati a singole persone» e questo, ha affermato rispondendo alle domande del giudice, «dopo aver preso la decisione di spartire il denaro dei rimborsi per evitare che dopo la fusione finissero nelle casse del Pd”. In particolare c’è una mail nella quale Lusi avrebbe proposto di far confluire i fondi sui conti di “associazioni e fondazioni”.
Secondo il tesoriere inoltre la scelta di spartirsi i finanziamenti tra le correnti dei rutelliani e dei popolari risale al 2007. Un mese fa, durante la sua audizione di fronte alla Giunta del Senato, aveva sostenuto che anche gli investimenti immobiliari rientravano in questa politica di divisione e che lui era di fatto il “fiduciario” dell’operazione.