ROMA – Nella stessa giornata veniamo a sapere che il tesoriere della ex Margherita e ora nel Pd Luigi Lusi ammette di aver fatto sparire 13 milioni di euro dalle casse del partito dirottati in gran parte in appartamenti e ville di lusso e che il senatore Riccardo Conti del Pdl ha realizzato un affare di 18 milioni di euro acquistando e rivendendo un palazzo l’ultimo giorno dell’anno. Il primo è un caso palese di appropriazione indebita per il quale Lusi sta già cercando un patteggiamento, il secondo è per adesso solo uno scoop del telegiornale La7: Lusi vuol restituire i soldi (meno della metà) ma non ha intenzione di dimettersi, Conti non si sa ancora se abbia avuto un colossale colpo di fortuna, se abbia un fiuto eccezionale per gli affari o se le quantomeno stravaganti modalità della stipula debbano interessare la magistratura.
Va detto, al di là delle mille implicazioni politiche, etiche, contabili, che in Italia la compravendita di case sembra una idea fissa del politico e dell’uomo di governo, un pensiero dominante che sembra sopravanzare ogni altro interesse. Senza scomodare troppo le categorie weberiane, siamo giunti al politico che si fa immobiliarista per vocazione. Palazzi, palazzine, case, strapuntini, ville con o senza piscina, appartamenti di enti e non, pied a terre a Montecarlo o a Capistrello, strapuntini e mezzanini per dormirci ma non non per viverci, alla luce del sole, all’ombra di loschi affari, a propria insaputa. Gli italiani sono diventati maestri nell’uso di termini quali rogito, canone, fondi immobiliari, pertinenze, prezzi al metro quadro, in centro storico o in periferia, plusvalenze. Un corso accelerato di real estate orientato ideologicamente.
Pensate a una frase come questa, attribuita all’ex tesoriere della Margherita, all’epoca della fusione a freddo con gli ex comunisti: “La Quercia deve ripianare i propri debiti e su questo io non metto bocca. Però è un fatto che noi arriviamo all’appuntamento del Pd con dei soldi, mentre i Ds non hanno soldi ma immobili e allora è chiaro che dobbiamo trovare la stessa moneta di scambio”. La questione della dote non è stata ancora risolta, visto che nonostante il matrimonio, ognuno dei coniugi nasconde all’altro tesoretti sparsi, conti corrente privati, disponibilità sommerse. Nella buona come nella cattiva sorte?
Sulle prime pagine dei giornali impazza da anni la “questione immobiliare”: dal cognato di Fini a Montecarlo con i soldi dell’eredità della contessa nera, al mezzanino con vista Colosseo dell’ex ministro Scajola, all’intero palazzo acquistato dall’altro ex ministro Lunardi da Propaganda Fide, al caso recente dell’attuale ministro Patroni Griffi per l’appartamento dell’ente acquistato con prezzo di favore, fino al Palazzo della Stamperia del senatore Conti e l’appartamento di lusso a Via Monserrato dell’ex tesoriere di Rutelli Lusi che ha incrementato il suo portafoglio immobiliare anche a Genzano e in Canada. Lusi in the sky with diamonds?