ROMA – L’ultima reazione al tabù infranto da Luis Orellana, quello delle alleanze, aggiorna il vocabolario movimentista degli epiteti e gli insulti più o meno creativi che spesso sostituiscono nel movimento la normale dialettica. Paola Zanca sul Fatto Quotidiano, mentre racconta il disagio dello stesso Orellana forse intenzionato ad uscire dal gruppo, mentre riporta il testo che gli ortodossi vorrebbero far sottoscrivere a tutta la pattuglia (Non faccio alleanze altrimenti sono fuori), ha anche raccolto in un agile lemmario, neologismi e vecchie formule riciclate per colpire l’avversario. In principio fu “merda”, sdoganato dalla ex capogruppo alla Camera Roberta Lombardi e di immediata comprensione (era dedicato agli spioni che parlavano con i giornalisti).
“Abbronzato”. E’ utilizzato non per indicare gli effetti dei bagni di sole, ma come sinonimo di ipocrita, falso. Lo ha coniato il senatore Carlo Martelli, in predicato di essere promosso prossimo capogruppo al Senato.
“Bigotto”. Spiegare la senatrice Enza Blundo: “Non ha niente a che vedere con la religione, nemmeno qualora si volesse addirittura paragonare Grillo a Dio. Piuttosto a che fare con il moralismo, che non ha nulla a che vedere con la trasmissione dei valori”. Dovrebbe alludere a una certa rigidità del grillismo (“vizio originale”, secondo Paola Zanca).
“Dipendente”. Allude alla qualifica del deputato cittadino al servizio del gruppo. Quando non lo si è, si indulge in una posizione ego-riferita. Peccato contestato allo stesso Messora dai dissidenti contro vari suoi post “a titolo personale”.
“E ro- udito”. Gioco lessicale che ironizza sul passaggio dal “comico erudito” all'”ero-udito” nel senso che non se lo fila più nessuno. Dissacrante previsione sulle scelte del capo, Grillo, da parte di Alessandra Bencini, senatrice molto critica con lo staff (immaginiamo Grillo-Casaleggio).
“Mendicante”. Non ha riferimenti brutalmente classisti. E’ rivolto come insulto a chi non disdegna la via del dialogo. Copyright di Claudio Messora, attuale capogruppo, ai senatori dialoganti.
“Schiacciabottoni”. Scrive Paola Zanca: “Fu il deputato Tommaso Currò a coniare il termine nel corso di un’intervista. Ora torna d’attualità: “È questo il ruolo che ci è stato assegnato? Schiacciabottoni per conto dello staff? Era questa la novità del M5S? Allora è vero, non avevo capito, scusate”.
“Scilipoti”. Insulto degli ortodossi per stigmatizzare il presunto trasformismo dei “dialoganti”. Non servono altre spiegazioni.