La dichiarazione di ieri del sottosegretario Daniela Santanché era passata piuttosto inosservata nel salotto di Mattino 5, popolare trasmissione Mediaset. Ma merita di essere ricordata: in sostanza la Santanchè ha sostenuto che anche i mafiosi carcerati, sottoposti al regime duro del 41 bis, quelli insomma che (la storia ci insegna) tramite “pizzini” e messaggi in codice ordinano stragi, avrebbero diritto alla privacy. E quindi le intercettazioni sulle loro telefonate ai familiari sarebbero inaccettabili.
Nell’immediato la trasmissione va avanti, tra le previsioni del tempo e una pagina di gossip. Fino a oggi, martedì 18 maggio, quando il deputato Fabio Granata definisce la teoria della Santanché “sconcertante”. Granata è un finiano, ma fa pur sempre parte della stessa maggioranza di governo alla quale appartiene la Santanché. Però è un uomo del Sud e quindi in grado forse più di altri di capire la reale portata della proposta della sottosegretaria: “La dichiarazione di ieri di Daniela Santanché sul diritto di privacy per i mafiosi nell’ambito della riforma delle intercettazioni telefoniche è semplicemente sconcertante, così come doverosa appare una censura e una presa di distanza da parte del governo”. Fabio Granata, fattore non secondario, è anche vicepresidente della commissione antimafia.
La Santanché, con una tardiva e contorta precisazione, aveva poi dichiarato che “la divulgazione di intercettazioni che riguardano la sfera intima e privata della persona, e non i reati per i quali l’intercettazione è stata disposta, rappresenta un’inaccettabile violazione della privacy”.