Nel diciottesimo anniversario della morte di Paolo Borsellino, le massime cariche dello Stato chiedono chiarezza sulla “stagione delle stragi” dei primi anni Novanta. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha chiesto di fare ”piena luce” su quel periodo che sconvolse l’Italia. Anche il presidente della Camera Gianfranco Fini ha ribadito il concetto: “Sta emergendo dalle indagini della procura di Caltanissetta che in via d’Amelio non fu solo mafia”.
Nel giorno del diciottesimo anniversario dell’attentato al giudice, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inviato un messaggio alla vedova Agnese, in cui il capo dello Stato ha chiesto alle istituzioni di rispondere ”all’anelito di verità e giustizia” che viene dall’intero Paese.
Un impegno ”oggi ancora più doveroso – gli ha fatto eco il presidente della Camera, Gianfranco Fini – perché sta emergendo da Caltanissetta che in via d’Amelio non fu solo mafia”.
Secondo Napolitano, tuttavia,le indagini non sono tutto: i risultati conseguiti grazie all’impegno di magistrati e forze dell’ordine nella lotta alla mafia ” vanno integrati da uno sforzo costante e coerente della società civile nell’opporsi ad atteggiamenti di collusione e indifferenza rispetto al fenomeno mafioso”.
”Il modo migliore per onorare la memoria di Borsellino – ha fatto notare il presidente del Senato, Renato Schifani – è seguire il suo insegnamento nello svolgimento dei compiti cui siamo chiamati”.
Quello del giudice è stato infatti ”un esempio di dedizione allo Stato e di lotta all’illegalità”, ha sottolineato il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che ha definito la sua storia ”un patrimonio prezioso di civiltà e democrazia”.
Il presidente dei senatori del Pd Anna Finocchiaro ha chiest di ricordare Paolo Borsellino ”con gli atti politici”, perché lasciano segni ben più visibili delle parole. Il segretario democratico Pier Luigi Berosani ha rivolto un appello alla classe dirigente del Paese ”affinché vengano ristabiliti comportamenti adeguati, senso dello Stato, rispetto delle istituzioni democratiche e un civismo rinnovato e diffuso”.
Quello a cui ha fatto riferimento anche Fini, prima contestato e poi applaudito in via d’Amelio, che si è detto ”indignato” nel sapere che sulle stragi ci sarebbero stati depistaggi, e ha invitato a ”fare tutto quello che è possibile per individuare eventuali collusioni e complicità”.
Non sono mancate le polemiche. A scatenarle sono state le affermazioni del finiano e membro della Commissione Antimafia Fabio Granata e del procuratore Antonio Ingroia, secondo cui ”ci sono pezzi dello Stato, del Governo e della politica che fanno di tutto per ostacolare le indagini sulla strage di via D’Amelio”.
Contro Granata si sono scatenati gli antifiniani: ”Granata faccia i nomi e i cognomi: non si può tirare il sasso e nascondere la mano”, hanno tuonato esponenti della Lega Nord, a cui si è unito il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto.