”Dovranno essere i magistrati a stabilire chi ha compiuto gli attentati al patrimonio culturale del ’93. Dal punto di vista politico e’ però certo che quelle stragi nascono dall’esigenza di condizionare la nostra vita politica in un passaggio delicato”. Lo ha detto Walter Veltroni, intervistato in diretta dalla tv del Pd ‘Youdem’.
All’ex segretario dei democratici era stato chiesto se la mafia avesse fatto a quell’epoca, come risulta dalla sentenza di primo grado per Dell’Utri, un patto con Forza Italia. “E’ una conseguenza – ha sottolineato Veltroni – alla quale i magistrati potranno arrivare. Sul piano politico ci sono molte anomalie in quelle stragi. Se ci fosse qualcuno nello Stato che le ha aiutate, questo sarebbe qualcosa di gigantesco”.
Proseguendo il suo ragionamento Veltroni ha rilevato anche che dopo gli inizi del ’94 le stragi cessarono ”ma il carcere duro dell’articolo 41 bis fu inasprito, come pure le pene”. “La mafia – ha detto ancora l’ex sindaco di Roma – non è solo la sua manovalanza che fa le stragi. Oggi ci sono forme più moderne di condizionamento della politica, anche perché in un momento di crisi come quello attuale la malavita organizzata dispone di ingenti somme per acquistare attività ‘pulite’ e poi accaparrarsi appalti”.
Veltroni è infine tornato sulla vicenda delle intercettazioni a Piero Fassino: “molto grave che Silvio Berlusconi le abbia ricevute per ascoltarle in cuffia e che poi un quotidiano della sua famiglia le abbia pubblicate. Se ci abituiamo a tutto questo, vuol dire che c’é un pericolo per la nostra democrazia”.