ROMA – A volte contano più le parole non dette a determinare un clima politico mutato. Un vento nuovo arriva dall’associazione nazionale magistrati ed ĆØ un vento favorevole al governo su due punti cardine del programma: intercettazioni e processo breve. Quest’ultimo ĆØ entrato nelle pieghe della manovra che, essendo un decreto legge, verrĆ approvata in tempi rapidi e senza iter parlamentare. Il provvedimento studiato da Giulio Tremonti prevede una durata massima di due anni per ogni grado di giudizio per i processi civili e penali, con l’obiettivo di sostanziosi risparmi. Insomma, torna la norma che il Pdl ha cercato per anni di far approvare in parlamento senza risultati e soprattutto avendo contro anche la magistratura.
Ma qualcosa ĆØ cambiato perchĆØ l’Anm ha commentato cosƬ la mossa del governo: “Non ci sono norme ad personam perchĆ© manca la prescrizione breve – ha detto il presidente Luca Palamara – sono interventi che noi stessi abbiamo indicato per migliorare il sistema insieme alla scelta di impedire la lievitazione delle cause previdenziali”. Tutto qui.
C’ĆØ poi il capitolo intercettazioni. Il governo ha deciso di rispolverare il disegno di legge che da un anno giace impolverato in commissione Giustizia alla Camera. Con il caso P4 e chissĆ quali altre “armi” in mano ai pm sul fronte Ruby, il Pdl propende per una rapida approvazione, possibilmente senza strepiti e strascichi di polemiche. E potrebbe anche riuscirci. Il Fatto Quotidiano parla di un accordo trovato dalla maggioranza che avrebbe il favore anche dell’opposizione. In sostanza dal ddl viene tolta ogni limitazione al lavoro dei magistrati, per lasciare i paletti imposti alla stampa.
Su questo punto l’Anm ha dato un sostanziale via libera: “La giustizia ha altre prioritĆ – ha detto ancora Palamara – e cioĆØ un processo che si svolga in tempi ragionevoli”.
