ROMA – C’è in Italia un esercito di 300 magistrati, alti dirigenti pubblici, che ha due lavori, di fatto paralleli, e due stipendi. Nella maggior parte dei casi sono magistrati del Tar, della Corte dei Conti, del Consiglio di Stato, che vengono impegnati temporaneamente presso un ministero, una commissione parlamentare, un’authority o un organismo internazionale. Diventano così “fuori ruolo”: ovvero non sono fisicamente nel loro solito ufficio perché impegnati in altra mansione ma conservano ovviamente il loro posto (che non può essere quindi occupato da nessun’altro), il loro stipendio a cui si va ad aggiungere quello del nuovo incarico (che spesso è anche più alto del primo). E infine, beffa delle beffe, possono anche avanzare di carriera nel posto dove sono “fuori ruolo”: possono essere promossi mentre non ci sono. E siccome in Italia si scrive “temporaneo” ma si legge “permanente”, spesso queste mansioni “extra” vengono reiterate nel tempo e quindi, di fatto, questi magistrati continuano ad avere due posti di lavoro e due stipendi a tempo illimitato, anche se ricoprono effettivamente solo un ruolo. Nel raccontare questa anomalia tutta italica ‘Il Corriere della Sera’ fa anche nomi e cognomi di alcuni personaggi pubblici noti che starebbero usufruendo di questi “privilegi”. Ci sono ad esempio, solo per fare due nomi, Antonio Catricalà e il ministro Franco Frattini.
Racconta sempre ‘Il Corriere della Sera’ che nel 1994 il Csm lanciava l’allarme, segnalando “il numero crescente dei magistrati collocati fuori ruolo, la durata inaccettabile di alcune situazioni, alcune superano il ventennio, quando non il trentennio… la reiterazione degli incarichi… con la creazione di vere e proprie carriere parallele”.
Ad esempio, scrive ‘Il Corriere della Sera’, “Antonio Catricalà è fuori ruolo dal Consiglio di Stato da sempre, è stato capo gabinetto di vari ministri di schieramenti opposti, poi all’Agcom, fino al 2005 segretario della presidenza del Consiglio con Berlusconi, quindi nominato presidente dell’Antitrust. Non ricopre la carica in Consiglio di Stato, ma ciononostante nel 2006 da consigliere diventa presidente di sezione, e senza ricoprire quel ruolo incassa uno stipendio di 9.000 euro netti al mese che si aggiungono ai 528.492,67 annui dell’Antitrust”.
Tra gli altri magistrati con doppio incarico e doppio stipendio, scrive il quotidiano di via Solferino, spuntano anche i nomi di Salvatore Sechi, distaccato alla presidenza del Consiglio con un’indennità di 232.413,18, e del ministro degli Esteri Franco Frattini, nominato presidente di sezione del Consiglio di Stato il 7 ottobre del 2009 proprio mentre era ministro della Repubblica. Consigliere di Stato è anche Donato Marra: secondo il ‘Corriere della Sera’ percepisce 189.926,38, più un’indennità di funzione di 352.513,23 perché è alla presidenza della Repubblica. Poi c’è Lamberto Cardia, magistrato della Corte dei conti fuori ruolo, che è stato 13 anni alla Consob, ma il 16 ottobre del 2002 è stato nominato presidente di sezione, “durante il periodo in cui è stato collocato fuori ruolo – specifica l’ufficio stampa della Corte dei conti, secondo quanto scrive ‘Il Corriere della Sera’ – ha percepito il trattamento economico di magistrato, avendo l’emolumento di 430.000 euro corrisposto dalla Consob, natura di indennità”.
Ma tra tanti esempi di doppi incarichi c’è anche qualche voce fuori dal coro. E’ il caso del commissario dell’Agcom Nicola D’Angelo che di sua spontanea iniziativa ha rinunciato all’assegno da magistrato e si è messo in aspettativa: visto che dall’Agcom riceve 440mila euro l’anno, ha rinunciato ai 7mila al mese che prendeva da consigliere del Tar fuori ruolo. Una scelta personale, una voce isolata.
