Riforma fiscale
La delega per la riforma fiscale presentata dal Governo prevede che le risorse ag¬giuntive che saranno reperite dalla riforma dell’assistenza e dalla eliminazione delle sovrapposizioni tra interventi assistenziali e fiscali vengano destinate al raggiungi¬mento del pareggio di bilancio. Si tratta di reperire 4 miliardi nel 2012, 16 nel 2013 e 20 nel 2014.
L’attuale situazione dei mercati finanziari impone di attuare rapidamente, la dele¬ga. Se si ingenerasse il sospetto che si intende rinviare la delega a dopo una qual¬che scadenza elettorale le conseguenze per l’Italia sarebbero gravissime.
Una rapida attuazione della delega è necessaria anche per evitare che scattino le clausole di salvaguardia inclusa quella prevista dalla manovra di agosto.
Una riforma fiscale per lo sviluppo deve avere come obiettivo una significativa ridu¬zione del prelievo su famiglie e imprese.
È indispensabile dare impulso alla capacità competitiva delle imprese italiane, in particolare riducendo il cuneo tra costo del lavoro e retribuzione netta.
Va pertanto avviato subito il processo di superamento dell’Irap a partire dalla com¬ponente del costo del lavoro, in linea con quanto previsto dal disegno di legge de¬lega.
Lo strumento fiscale va anche utilizzato per poche e selezionate finalità di politica industriale – tra cui promozione degli investimenti in R&I, rafforzamento patrimo¬niale delle imprese – e per sostenere l’occupazione, in particolare dei giovani.
Questi provvedimenti potranno essere calibrati in funzione delle risorse che saran¬no gradualmente rese disponibili, oltre che dalla riforma delle pensioni, da una se¬rie di interventi di riequilibrio delle entrate sul versante della lotta all’evasione e della tassazione dei patrimoni.
Va rafforzata l’azione di contrasto dell’evasione fiscale. Il contrasto all’evasione serve a recuperare gettito, ma è anche una misura per la crescita, perché elimina un fattore di concorrenza sleale che tende a impedire la crescita dimensionale delle imprese e la loro internazionalizzazione. A questo fine va fissato a 500 euro il limite per l’utilizzo del contante e va contestualmente incentivata la diffusione della mo¬neta elettronica.
Occorre confermare ed anche estendere misure di contrasto di interessi, quali sono le detrazioni fiscali del 36% per gli interventi in edilizia e del 55% per l’efficienza energetica.
Un’altra misura cruciale ai fini del contrasto all’evasione consiste nel prevedere l’obbligo, per le persone fisiche, di indicare il proprio “stato patrimoniale” nella di¬chiarazione annuale dei redditi, per consentire di valutare la coerenza fra reddito e patrimonio. Nell’ambito di una riforma complessiva del sistema fiscale, l’obbligo di¬chiarativo può essere accompagnato da un prelievo annuale sul patrimonio delle persone fisiche ad aliquota contenuta e con una soglia di esenzione. In questo mo¬do si darebbe concretezza all’obbligo dichiarativo e si otterrebbe un gettito annua¬le certo e tendenzialmente stabile da destinare, nell’ambito della riforma comples¬siva e nell’ottica della rimodulazione del prelievo, alla riduzione del prelievo diretto su imprese e persone. In alternativa, si renderebbe necessaria un rivisitazione della tassazione sui patrimoni immobiliari.
È essenziale agire oltre che sulle aliquote anche sulla complessità dell’ordinamento fiscale e sull’incertezza del diritto tributario. Questi fattori scoraggiano gli investi¬menti, la creazione di posti di lavoro e la produzione di reddito. Riducono l’attrattività del Paese nelle scelte delle imprese multinazionali.
Nel quadro di una riforma fiscale, sono dunque indispensabili interventi che renda¬no più efficiente il sistema tributario e migliorino il rapporto tra amministrazione fiscale e contribuenti:
• riordinando un sistema attualmente frammentato in una miriade di provve¬dimenti, decreti attuativi, regolamenti, non coordinati fra loro e di difficile interpretazione da parte delle imprese e dei cittadini;
• rafforzando la certezza del diritto, garantendo regole fiscali semplici e stabili, applicabili in modo uniforme e conoscibili in via anticipata dai contribuenti;
• controllando l’applicazione delle norme e dei principi antiabuso, per colpire l’elusione ma non il legittimo risparmio d’imposta, cioè la possibilità di sce¬gliere, tra gli strumenti a disposizione, quello che consente di minimizzare gli oneri per le imprese, nel rispetto dei principi e delle finalità delle norme tri¬butarie;
• dando concreta attuazione agli impegni assunti dal Governo riguardo all’attenuazione dell’ “oppressione da eccesso di controlli fiscali”. Vanno a¬brogate norme palesemente vessatorie, come quella che entrerà in vigore da ottobre, in base alla quale il contribuente sarà tenuto a pagare quanto ri¬chiesto dal fisco anche se ancora in attesa di un giudizio su un ricorso.
Riforma fiscale: le cose da fare subito
1. Recuperare competitività riducendo il costo del lavoro
– Incrementare – almeno raddoppiando – gli importi forfetari attualmente previsti della deduzione per cuneo fiscale. Si può stimare che la misura abbia un effetto di minor getti¬to per l’erario di circa 1,8 miliardi di euro.
– Prolungare la deduzione dalla base imponibile IRAP delle spese relative agli apprendisti anche successivamente alla trasformazione del loro contratto di lavoro. Si tratterebbe di rendere permanentemente deducibile il costo del lavoro dei lavoratori assunti con con¬tratto di apprendistato, sia per i nuovi contratti che per quelli già in essere. Tale provve¬dimento costituirebbe un forte incentivo per l’occupazione dei giovani. L’effetto di minor gettito per l’erario è stimabile in circa 140 milioni di euro.
2. Stimolare produttività, ricerca e innovazione
– Prevedere uno strumento fiscale automatico, con orizzonte temporale lungo (almeno 10 anni) che incentivi gli investimenti in R&I delle imprese, sia quelli in house, sia quelli rea¬lizzati in collaborazione con il sistema pubblico di ricerca e organismi di ricerca. Va previ¬sta una quantificazione preventiva dell’ammontare complessivo richiesto come credito d’imposta, in modo da facilitarne la gestione finanziaria e permettere all’amministrazione pubblica un controllo puntuale dell’utilizzo. La misura richiede uno stanziamento di alme¬no 1 miliardo di euro l’anno.
– Introdurre forme di incentivazione stabili, fiscali e contributive, come previsto nella dele¬ga fiscale, a sostegno delle quote di salario correlate ad incrementi di produttività, reddi¬tività ed efficienza. Si può stimare che gli effetti di minor gettito per l’erario dovuti allo sgravio contributivo siano pari a circa 900 milioni di euro, che si aggiungono alla detassa¬zione già prevista (che ha un costo stimato per l’erario pari a 1,48 miliardi).
3. Rafforzamento patrimoniale e dimensionale delle imprese, internazionalizzazione
– Prevedere da subito “l’aiuto alla crescita economica (ACE)” previsto dalla bozza di legge delega per la riforma fiscale e assistenziale, che consente una riduzione del prelievo Ires commisurata al nuovo capitale immesso nell’impresa sotto forma di conferimenti in de¬naro da parte dei soci o di destinazione di utili a riserva. Misure analoghe andrebbero previste per le imprese individuali e le società di persone. Si può stimare un minor gettito per l’erario pari a circa 150 milioni di euro per il 2012, 234 milioni di euro per il 2013 e 309 milioni di euro per il 2014.
– Mantenere i regimi fiscali che favoriscono le reti di imprese anche a favore dei processi di innovazione e prevedere misure a favore dell’internazionalizzazione delle imprese.
4. Certezza del diritto
– Riformulare integralmente la normativa che definisce gli elementi essenziali dell’abuso del diritto in ambito fiscale, precisando il confine tra elusione e legittimo risparmio di im¬posta; in particolare occorre stabilire che le operazioni che derivano da atti giuridici anche negoziali o meri fatti possono essere censurate come elusive solo in quanto conseguano vantaggi fiscali “indebiti”, per tali intendendo quelli che derivano dall’aggiramento di norme o principi.
– Individuare legislativamente i soggetti esonerati all’Irap in quanto privi di organizzazione.
5. Contrasto all’evasione e prelievo patrimoniale ordinario
– fissare a 500 euro il limite per l’utilizzo del contante e contestualmente incentivare la dif¬fusione della moneta elettronica
– Incentivare l’emersione di fatturato prevedendo per i contribuenti soggetti agli studi di settore un “premio” fiscale legato all’aumento del reddito e fatturato rispetto alla soglia di congruità.
– Introdurre l’obbligo, per le persone fisiche, di indicare il proprio “stato patrimoniale” nella
dichiarazione annuale dei redditi.()
– Applicare, sul patrimonio netto delle persone fisiche, una imposta patrimoniale annuale, ad aliquote contenute e con le necessarie esenzioni, per dare concretezza all’obbligo di¬chiarativo e ottenere un gettito annuale certo stabile. Si può stimare che la misura com¬porti un maggior gettito per l’erario di circa 6 miliardi di euro annui.
