Liberalizzazioni e semplificazioni: le cose da fare subito
1. Liberalizzare trasporti e servizi pubblici locali
– Istituire l’Autorità dei trasporti e accorpare le competenze regolatorie in materia di risor¬se idriche e rifiuti in capo ad un’unica Autorità.
– Rafforzare il ruolo dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, attribuendole poteri vincolanti di verifica degli orientamenti di liberalizzazione definiti dagli enti locali.
2. Liberalizzare le attività economiche
– Affermare il principio di libera concorrenza nell’art. 41 Cost.
– Indicare espressamente le restrizioni – statali e regionali – oggetto di abrogazione ed eli¬minare le eccezioni al principio della libera iniziativa economica, fatti salvi i motivi impe¬rativi di interesse generale previsti dall’ordinamento comunitario.
3. Liberalizzare i servizi professionali
– Vietare la fissazione di tariffe (fisse o minime) e prevedere l’obbligo di presentare un pre¬ventivo scritto al cliente.
– Sottrarre i controlli sulla pubblicità agli ordini e affermare la competenza esclusiva del¬l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.
– Prevedere espressamente la possibilità di costituire società di capitali, anche con soci di mero investimento, ferma restando la personalità della prestazione intellettuale.
– Attribuire al Governo una delega legislativa a riformare gli ordini professionali per:
– ridurne il numero e rafforzarne i compiti di garanzia di qualità dell’offerta, evitando qualsiasi influenza sui comportamenti economici degli iscritti;
– consentire limiti al numero di persone titolate a esercitare una professione solo per motivi di ordine pubblico, pubblica incolumità, sanità pubblica, pubblica sicurezza;
– ridurre le riserve legali di attività, limitandole ai soli casi in cui siano strettamente ne¬cessarie per la tutela di interessi costituzionalmente garantiti.
4. Assicurare regole omogenee per le attività di impresa su tutto il territorio nazionale
– Riformare l’art. 117 Cost. per riportare alla competenza esclusiva dello Stato che richie¬dono una disciplina unitaria, tra le quali l’energia, le grandi reti e infrastrutture.
5. Puntare su poteri e meccanismi sostitutivi per superare veti e inerzie
– Consentire a soggetti diversi da quelli delegati per legge di adottare atti normativi o am¬ministrativi generali in caso di mancata attuazione di misure previste a livello normativo.
– Consentire a uffici diversi o a livelli di governo superiori di sostituirsi alle amministrazioni inerti e portare a termine i procedimenti amministrativi.
6. Implementare le misure già adottate
– Attribuire a un Ministro o altra autorità il compito di verificare lo stato di attuazione delle semplificazioni, intervenire per accelerare l’approvazione dei provvedimenti necessari e proporre, quando serva, integrazioni e correttivi.
– Approvare rapidamente tutti i provvedimenti attuativi delle semplificazioni già adottate.
7. Completare le semplificazioni amministrative e normative
– Rafforzare la trasparenza dei procedimenti amministrativi, prevedendo l’obbligo per tutte le PA di pubblicare sul sito Internet l’elenco dei propri procedimenti, indicando termini e documenti previsti (anche se richiesti da provvedimenti pubblicati in GU) e “sanzionare” le PA inadempienti.
– Rafforzare le semplificazioni amministrative su permessi di costruire, razionalizzazione e riduzione dei controlli; autorizzazione paesaggistica; SCIA.
– Migliorare il processo di produzione normativa attraverso la previsione del divieto di in¬trodurre oneri non compensati dalla cancellazione di quelli esistenti (cd. one in one out) e
di goldplating nell’attuazione delle direttive UE.
– Proseguire con le semplificazioni normative per ridurre gli oneri previsti dalle norme vi¬genti (es. ambiente, fisco, edilizia, urbanistica).
– Favorire rapidamente l’operatività delle Agenzie delle imprese e rafforzarne il ruolo.
8. Semplificare il dialogo tra imprese e PA
– Favorire il ricorso alle nuove tecnologie, incentivando l’utilizzo degli strumenti diversi da quelli cartacei, che andranno gradualmente sostituiti con flussi elettronici strutturati ed elaborabili basati su uno standard comune per la rappresentazione delle informazioni.
9. Accelerare i tempi della giustizia civile
– Dare rapida attuazione alla delega per la revisione delle circoscrizioni giudiziarie per mi¬gliorare l’efficienza degli uffici e consentire la specializzazione dei magistrati.
– Puntare sulla mediazione quale strumento di deflazione del contenzioso.
Infrastrutture, efficienza energetica
L’infrastrutturazione del nostro Paese vive ormai da troppi anni in una situazione di dannosa e inaccettabile incertezza, che impedisce la definizione e l’attuazione di un’efficace programmazione volta a sostenere lo sviluppo e la competitività del Pa¬ese, specie nel Mezzogiorno.
Le risorse pubbliche sono costantemente ridotte dalle manovre correttive e di so¬stenibilità dei conti pubblici. Le risorse private sono disincentivate da un elevato ri¬schio regolatorio e amministrativo, che è in grado di modificare sensibilmente i co¬sti e i tempi di realizzazione e di entrata in funzione delle opere e, quindi, la remu¬nerazione degli investimenti.
Secondo i dati ufficiali (Nota di aggiornamento al DEF 2011), gli investimenti pub¬blici sono destinati a subire un ulteriore forte taglio da 32 miliardi nel 2010 a 23,7 miliardi nel 2013.
Occorre fare ogni sforzo, anche tramite lo strumento della spending review, per contenere la spesa corrente e preservare la spesa per investimenti.
Occorre altresì creare condizioni di certezza e stabilità del quadro regolatorio e fi¬scale per attrarre capitali privati. Sotto questo profilo, misure che penalizzano di volta in volta questo o quel settore, siano essi concessionari di pubblici servizi o i produttori di energia, costituiscono un grave danno.
Molti degli ostacoli alla realizzazione delle opere dipendono da incertezze circa la corretta interpretazione delle norme, che generano contenzioso e ricorsi con esiti spesso difformi nelle diverse aree del Paese. Tali incertezze devono essere elimina¬te.
Come già evidenziato, occorre altresì rivedere il titolo V della Costituzione in modo da chiarire definitivamente le competenze decisionali e localizzative sulle infra¬strutture di interesse nazionale e sovranazionale.
Vanno selezionate poche e reali priorità di intervento, con particolare riguardo all’energia e alla logistica di persone e merci e con particolare attenzione al Mezzo¬giorno, accelerando e concentrando su tali investimenti l’impiego di FAS e Fondi strutturali.
Nell’immediato, si deve intervenire con urgenza, anche con misure eccezionali, per sbloccare le opere già finanziate con risorse pubbliche e private.
Ad ogni livello decisionale vanno individuate precise responsabilità per la buona riuscita dell’opera. Nei casi di blocco, deve essere possibile il ricorso al potere auto¬rizzatolo dei livelli superiori di responsabilità, per imporre le decisioni localizzative e progettuali finali.
In tema di efficienza energetica e fonti rinnovabili devono essere salvaguardati gli obiettivi di efficienza (minimizzazione costi rispetto agli obiettivi) ed efficacia (po¬licy stabile) anche rispetto agli obiettivi di crescita delle aziende italiane.
L’efficienza energetica è il pilastro portante della green economy italiana. È un set¬tore in cui le nostre imprese sono già all’avanguardia e presentano una dimensione importante: il comparto associato all’efficienza energetica conta oggi oltre 400.000 aziende e oltre 3 milioni di occupati (incluso l’indotto).
La condizione fondamentale per la crescita è rappresentata dalla presenza di un framework normativo certo e stabile nel medio termine per assicurare la necessa¬ria continuità sia ai soggetti che investono, sia all’industria fornitrice di prodotti ad alta efficienza e ai servizi connessi.
Già oggi è possibile stimare che il mantenimento degli incentivi ordinari previsti per l’efficienza energetica nel settore residenziale, terziario e dell’industria consenti¬rebbe, a tecnologia esistente, di ottenere un risparmio potenziale del nostro paese nel periodo 2010-2020 pari a oltre 86 Mtep di energia fossile che equivale ad una riduzione della bolletta energetica del Paese di oltre 25 miliardi di euro e di oltre 5 miliardi di costo della CO2 evitato. Inoltre, poiché lo stimolo riguarderebbe com¬parti tecnologici fortemente radicati nel tessuto produttivo italiano si attiverebbe un impatto socio-economico pari a circa 130 miliardi di Euro di investimenti, un aumento della produzione industriale diretta ed indiretta di 238,4 miliardi di euro ed un crescita occupazionale di circa 1,6 milioni di unità di lavoro standard, con un incremento del PIL medio dello 0,6% annuo. In aggiunta, considerando anche gli ef¬fetti netti sulla fiscalità, il beneficio netto collettivo sarebbe potenzialmente supe¬riore a 1,5 miliardi euro l’anno.
Occorre infine investire in ricerca nelle tecnologie per la sostenibilità e le fonti rin¬novabili puntando su quelle più promettenti sotto il profilo dell’efficienza energeti¬ca e ambientale.
