TRIESTE, 9 DIC – Il Friuli Venezia Giulia impugna il decreto salva-Italia di Mario Monti: e' la prima Regione ad alzare la voce contro l'esecutivo d'emergenza. La manovra sara' portata davanti alla Corte costituzionale per la riduzione delle risorse – stimata in 155 milioni di euro – ma anche e soprattutto per una questione di forma. Secondo il presidente della Regione, Renzo Tondo (Pdl), e' in gioco la tutela dell'autonomia speciale.
Il presidente della giunta regionale ha riunito oggi a Udine la propria maggioranza di centrodestra per maturare la scelta. Una decisione sofferta, in prima persona per Tondo, che domenica all'incontro tra il premier e le Regioni aveva parlato di ''situazione difficile''. Carte alla mano, Tondo ha scelto di procedere. ''Per la prima volta nella storia della Regione ci bloccano le entrate – ha detto oggi – proprio noi che abbiamo dimostrato virtuosita' sulle uscite. E' una cosa che va contro il nostro statuto di autonomia''.
Da qui la scelta, che sara' ufficializzata dalla giunta regionale: se l'impostazione della manovra sara' confermata, ha annunciato Tondo, ''dovremmo ricorrere alla Corte costituzionale, sia per questioni di forma, sia per questioni di sostanza. Sulla sostanza – ha aggiunto – siamo disposti a sederci a un tavolo ma qui si tratta di tutelare l'autonomia della Regione, che prevede che la compartecipazione alle entrate sia un compito nostro''. Ancora piu' netto e' stato il capogruppo del Pdl in Consiglio regionale, Daniele Galasso, che ha definito ''vergognosa e irricevibile quella parte del decreto Monti che riguarda il congelamento sui tributi erariali che spettano alla Regione dallo Stato''. Secondo Galasso, e' ''un sequestro cautelativo dello Stato dei decimi che spettano alla Regione''.
Le tensioni sull'asse Trieste-Roma, negli ultimi anni, non hanno dato tregua, tra impugnative del Governo su leggi regionali – 25 dal 2005 a oggi – giudicate invasive, e battaglie a forza di sentenze sulle risorse. Lo sanno bene Tondo e il suo predecessore, Riccardo Illy, che ha avviato una campagna 'patrocinata' da una decisione della Consulta sull'Irpef versata dai pensionati friulgiuliani – una partita da oltre 500 milioni di euro all'anno – che restava illegittimamente nelle casse dello Stato invece di tornare a Trieste.
Il Friuli Venezia Giulia rivendica di essere si' speciale, ma 'meno speciale' di altre autonomie, pagando di tasca propria, unica regione d'Italia, la spesa sanitaria. Nel 2010 la giunta di Tondo aveva siglato un patto con i ministri Giulio Tremonti e Roberto Calderoli: Trieste avrebbe ottenuto 480 milioni di euro per la questione pensionati e allo stesso tempo avrebbe dato a Roma 370 milioni come compartecipazione di solidarieta' per il federalismo fiscale. L'aborto del progetto leghista ha portato la giunta regionale, lo scorso 11 novembre, a 'congelare' quel contributo. Ora Tondo punta a rinegoziare quella cifra – e dunque il taglio previsto nella manovra Monti – ma soprattutto a sancire il principio dell'autonomia sulla compartecipazione alle entrate.