Manovra, torna l’Irpef sulla prima casa: 20% della rendita catastale

Manifesto elettorale del Pdl

ROMA – C’era una volta il sogno di una no tax area in grado di proteggere la prima casa. Un sogno iniziato nel 2007 con Romano Prodi (abolizione dell’Ici sul 40% degli immobili) e proseguito nella legislatura successiva con Silvio Berlusconi (abolizione su tutte le prime case con eccezione di ville e abitazioni signorili). Il sogno, ora, sembra destinato ad infrangersi contro il muro della manovra voluta da Giulio Tremonti, a meno che delega fiscale non intervenga.

Scrive Roberto Petrini su Repubblica che, a meno di interventi tempestivi, nel biennio 2013-2014, sulla prima casa tornerà l’Irpef. Colpa dei tagli agli incentivi fiscali, quelli destinati a completare la manovra in un secondo momento. La denuncia, spiega Repubblica, arriva dal Lef,  l’associazione per la legalità e l’equità fiscale.  Tra le agevolazioni di cui, salvo clausola di salvaguardia è previsto il taglio, c’è infatti “la deduzione integrale della rendita catastale dell'”unità immobiliare adibita ad abitazione principale”, ciò della prima casa.

Spiega Petrini: “La rendita catastale (tariffa d’estimo della zona relativa per numero dei vani rivalutata del 5 per cento) attualmente non concorre a formare l’imponibile Irpef. Tutto ciò grazie ad una norma introdotta dal centrosinistra nel 2001”. La situazione, però, sembra destinata a cambiare.

Dal 2013-2014, infatti, prosegue Repubblica: “I redditi i proprietari della casa di abitazione dovranno sommare al proprio imponibile Irpef anche il 20 per cento del valore della propria casa, ovvero della rendita catastale. Una stangata che colpirà 24 milioni e 200 mila italiani, possessori di prima casa e che assottiglierà lo sconto medio che oggi ammonta a 126,8 euro e che costa allo Stato circa 3 miliardi”.

Petrini, quindi, calcola quanto potrà costare il balzello per una famiglia tipo: “Un proprietario medio, con una casa di 80 metri quadrati, situata in una zona semicentrale di una grande città, dovrà mettere sull’imponibile Irpef il 20 per cento dei 1.000 euro della sua rendita catastale. Ebbene se questo contribuente-tipo ha un reddito annuo di 15 mila euro e una aliquota del 23 per cento dovrà rassegnarsi a pagare 46 euro in più. Non molto, ma se sommato agli altri aumenti in arrivo, dalle addizionali comunali e regionali Irpef del federalismo allora a regime, e agli altri tagli su detrazioni e deduzioni, non ci sarà da stare allegri”.

I calcoli riguardano anche chi se la passa un po’ meglio: “Il contribuente più agiato che guadagna 70 mila euro dovrà sborsare 82 euro e quello con 100 mila pagherà 86 euro. Mentre la pressione fiscale continuerà a salire: secondo la Cgia di Mestre, rischia di raggiungere nel 2014 il 44,1 per cento”.

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Emiliano Condò