ROMA – I sindacati hanno bocciato la manovra di Mario Monti, mentre le reazioni dei partiti politici sono state differenti: Angelino Alfano, leader del Pdl si è detto “soddisfatto sull’Irpef”, come soddisfatti sono Pier Ferdinando Casini dell’Udc e Benedetto Della Vedova, capogruppo di Fli. Pier Luigi Bersani del Pd sostiene Monti, ma chiede equità e confronto per necessari. La Lega Nord non sosterrò Monti e dopo che il premier ha esposto la manovra il leader Umberto Bossi ha invocato la secessione della Padania dall’Italia che “ha fallito”. Roberto Maroni ha parlato di “manovra iniqua” e chiede al Pdl di valutare la propria posizione e le ripercussioni elettorali del loro sì alla manovra di Monti. Un “massacro sociale per Francesco Storace, leader della Destra, mentre Noisud ritiene che il Meridione sia stato dimenticato nella manovra, causa più che sufficiente per un loro voto contrario.
I sindacati condannano specialmente gli interventi in materia previdenziale e avvertono: ”E’ un duro colpo per lavoratori e pensionati, con queste misure pagano i soliti noti”. Dalla riunione con il Governo, i leader di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti sono usciti, pur con differenze nei toni, molto contrariati e si sono augurati che le misure annunciate possano essere mitigate. In particolare Camusso ha affermato che si cerca di ”fare cassa sui poveri” e ha chiesto a Cisl e Uil di mettere in campo una iniziativa comune. Di segno opposto la valutazione delle imprese che con la presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia hanno sottolineato come la manovra sia ”indispensabile” anche se ancora sbilanciata sul fronte dell’aumento delle tasse rispetto al taglio delle spese.
Alfano ha dichiarato: “Il no all’aumento dell’Irpef vuol dire che è passata la nostra impostazione per non colpire i soliti noti. Di questo sono contento, domani leggeremo con attenzione tutto il testo”. Per Casini “le misure sono durissime ma le argomentazioni di Monti mi sono sembrate solide e convincenti”, mentre Della Vedova ha detto: “Il complesso della manovra, al di là del giudizio di merito sulle singole misure, mostra una cosa: siamo in ottime mani e i provvedimenti illustrati oggi da Monti avranno ricadute positive, rapide e importanti, in Italia ed in Europa; e dall’Europa di nuovo in Italia”.
Bersani ha detto: “Penso che si dovrà continuare il confronto con il governo. Ci lavoreremo”, ed ha ricordato che il Pd “ha proposto un rafforzamento molto netto dei meccanismi di lotta all’evasione, con l’utilizzo delle banche dati per i controlli affinchè la fedeltà fiscale diventi la normalità”. Il leader del Pd ha poi aggiunto che “ci vorrebbe ancora qualche ritocco” sul blocco delle indicizzazioni e di aver “accolto con piacere la decisione di far pagare qualcosa ai cosiddetti capitali scudati”. “Col nostro impegno migliorata la manovra su evasione e equità: tracciabilità, capitali scudati e indicizzazione pensioni fino a 960 euro”, ha infine detto Dario Franceschini, capogruppo del Pd alla Camera, su Twitter.
La Lega Nord, dopo che Bossi ha parlato di “fallimento per lo Stato italiano” ha invocato la secessione, con Roberto Calderoli che ha suggerito il modello di “secessione morbida, sul modello della Cecoslovacchia che noi cerchiamo da tempo” e la creazione di ” una task force contro quello che ci verrà addosso dal governo Monti”. Maroni invece ha dichiarato: “‘Per varare questa manovra non era davvero necessario consegnare il Paese ai professori: hanno accettato i diktat di Bruxelles sui conti e hanno perso di vista i valori”.
Maroni si è poi appellato agli ex alleati, affinché “sfiducino l’esecutivo e consentano ai cittadini di votare. Dire sì all’Ici sulla prima casa è uno schiaffo a tutti coloro che li hanno votati. Questa manovra è iniqua perché colpisce chi ha un reddito fisso e i pensionati. Mi chiedo che fine hanno fatto gli ‘indignati’. E dov’è Confindustria che il 10 novembre chiedeva ‘Fate presto’ riferendosi alle misure per la crescita”. Maroni ha poi aggiunto: “Se il Pdl dirà sì a tutto ciò ci saranno conseguenze sul piano elettorale. Alfano lo sa ma tenta di barcamenarsi”.
Paolo Romani, ex ministro dello Sviluppo economico nel governo di Silvio Berlusconi, non sembra soddisfatto quanto Alfano. Alla domanda se il Pdl voterà la manovra, ha replicato: “Nulla è scontato, non conosciamo ancora il testo. E il diavolo si annida spesso nei dettagli. Ci misureremo sui contenuti ma l’indicazione di massima sembra essere ragionevole. L’impressione, rispetto alle tante indiscrezioni della vigilia, è quella di una manovra complessa ma tutto sommato articolata, migliorata. L’unico patrimonio che dobbiamo conservare è l’unità. Lo faremo anche questa volta”.
Un “massacro sociale per il quale non c’è stato alcun mandato popolare”, la reazione di Francesco Storace, che ha detto: “Gli italiani hanno eletto un governo e se ne trovano un altro; hanno votato un governo per ridurre le tasse, e se ne ritrovano uno che le tasse le aumenta e rimette l’Ici. E’ stato detto che le pensioni non si toccavano e invece c’è una rivoluzione”. “Ci siamo ritrovati ministri che rifiutano la scrivania di Mussolini ma si tengono stretta la poltrona di Napolitano. Un imbroglio – secondo Storace – in cui il Pdl è caduto in pieno, con la cacciata di Berlusconi”. Arturo Iannaccone, Capogruppo di Nps-Noi Sud a Montecitorio, ha invece dichiarato: “Da una prima analisi delle misure varate dal Consiglio dei Ministri, si evince in maniera chiara che il Sud è il grande assente di questa manovra. Il nostro voto a favore non può che essere in forse. Nelle prossime ore decideremo”