ROMA – Solo una metà degli elettori del Pdl promuove il Governo Monti. Se li si interroga sulla manovra le cose vanno ancora peggio: solo uno su tre l’approva, il 65% mostra il pollice verso. I mal di pancia nel Partito Democratico sono più contenuti: la stragrande maggioranza dei suoi elettori, l’83%, mostra di apprezzare l’esecutivo tecnico del professor Monti, ma quando deve giudicare la manovra questa si assottiglia fino al 55%, contro un 43% che non la digerisce. Il sondaggio Ipsos realizzato per il Sole 24 Ore mostra come la tendenza generale evidenzi un gradimento maggioritario verso la figura del premier e della sua squadra, il 57% dei favorevoli contro il 36% di contrari, mentre le misure adottate nel decreto salva-Italia piacciono molto meno, visto che il 55% esprime un giudizio negativo contro il 43% che mantiene un atteggiamento disponibile e positivo verso l’azione di governo.
I dati sono confermati, anche se con piccoli scostamenti percentuali, dal Barometro Politico dell’Istituto Demopolis: il 54%, la maggioranza assoluta degli italiani, dichiara di fidarsi di Mario Monti, anche se la fiducia nel Presidente del Consiglio appare diminuita rispetto ai giorni dell’incarico al Quirinale. Si è passati dal 61% del 15 novembre al 65%, rilevato il 22 novembre, nella settimana successiva al primo voto in Parlamento. Poi, probabile conseguenza della manovra economica, una riduzione progressiva della fiducia nel Premier, sino al 54% odierno.
Comunque, lo “spread” tra gradimento sugli uomini e e sulle cose, tra Monti e il decreto, era del tutto previsto. Più allarmante, soprattutto per i grandi partiti che sorreggono insieme l’attuale esecutivo, il calo di consensi alla linea intrapresa. Intestarsi le dure misure di correzione dei conti fa male a Pdl e Pd, con il partito di Berlusconi che sembra risentire più di tutti di questo passaggio storico. Anche se, altri sondaggi, questa volta sul gradimento dei partiti, ci dicono che a pagare di più nell’ultima settimana è il Pd che ha perso l’1,2% attestandosi al 28,2%, contro il mezzo punto percentuale lasciato per strada dal Pdl, la cui discesa è giunta al 24,2%.
Sarà quindi difficile per Pd e Pdl dissimulare una distanza dalle scelte inevitabili del governo Monti: le tasse sono aumentate (per il Pdl), le pensioni sono state toccate (per il Pd). Difficile nasconderlo agli elettori, ancor più difficile uscire da una maggioranza che non ha alternative. E, infatti, a guadagnarci sono le formazioni non coinvolte come Vendola o Grillo, la Destra di Storace, Forza Sud. La Lega sconta ancora la partecipazione al governo Berlusconi, esperienza ancora troppo recente per essere rimossa all’istante: non basta che l’82% del suo elettorato disdegni la manovra e il 65% disapprovi la nascita del governo Monti: il suo gradimento è diminuito ulteriormente al 9%.