ROMA, 13 LUG – Le pensioni dei Parlamentari devono essere conteggiate come fa l’Inps per tutti i normali lavoratori: e’ quanto prevede uno degli emendamenti del Pd alla manovra, su cui gli esponenti Democrats avevano ottenuto una disponibilita’ di massima ieri nel loro incontro con il ministro Giulio Tremonti.
”Ai fini del definitivo superamento del regime vigente dei vitalizi parlamentari – afferma l’emendamento – gli Uffici di Presidenza delle due Camere adottano sistemi previdenziali basati sul metodo di calcolo contributivo, prevedendo requisiti anagrafici e contributivi per l’accesso ai trattamenti corrispondenti a quelli applicati ai lavoratori dipendenti, ai sensi della disciplina pensionistica vigente”.
Insomma la legge Dini del 1995 si applichera’ anche a Deputati e Senatori. Altri emendamenti del Pd intervengono sui costi della Politica. Per esempio la riduzione degli stipendi di senatori, deputati e ministri scatta dal 2012 e non dalla prossima legislatura, come prevedeva il primo articolo della manovra. Inoltre e’ introdotto un regime di incompatibilita’ tra una serie di cariche elettive o di nomina, con conseguente impossibilita’ di cumulare stipendi (es. parlamentare, assessore, membro di Cda, ecc).
Stretta anche per gli alti dirigenti pubblici le cui retribuzioni non potranno superare quelle del Primo Presidente della Corte di cassazione. Rigide anche le regole per le auto blu e i voli di Stato. Altri risparmi verrebbero dalla costituzione dell’Istituto di previdenza generale (IPG), che accorpa gli attuali Inps, Inpdap, Ipost e Enals.
Gli Enti Locali, secondo un altro emendamento, non potranno piu’ ”detenere, direttamente o indirettamente, quote di partecipazione, anche minoritaria, in piu’ di una societa”’, mentre i Comuni sotto i 30.000 abitanti non ne potranno possedere alcuna. Legato a questo e’ il tema delle liberalizzazioni, per le quali il Pd propone una nuova ”lenzuolata”, a partire dal tema delle banche: viene rafforzata la norma sulla portabilita’ di mutui e conti correnti e sul divieto della clausola di massimo scoperto, oggi spesso aggirata dagli Istituti di credito. Un altra proposta di modifica cancella l’articolo sulle quote latte. L’articolo incriminato toglie a Equitalia il compito di riscuotere le multe di chi ha sforato le quote e lo attribuisce all’Agea, che non ha gli strumenti della riscossione coatta. Di fatto un condono, con l’aggravante che le somme delle multe pur non incassate vengono messe nel bilancio dello Stato.
Infine la tassa sulle rendite finanziarie e’ portata dal 12,5% al 20%, escludendo i titoli di Stato. Al contempo l’imposta sul conto corrente bancario scende dal 27% al 20.