ROMA – Indennità e vitalizi d’oro, niente dimezzamento dei deputati, meno tagli all’indennità dei parlamentari. Cosa è rimasto delle promesse del Governo in tempi di manovra? Se lo chiedono Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella sul corriere della Sera. Sono ben dodici le promesse mancate, e che siano immediate o a lungo termine poco cambia.
– Parlamentari: meno tagli all’indennità. Il taglio del 50% dell’indennità ai parlamentari con un altro lavoro è stato sostituito con il raddoppio del prelievo di solidarietà: il 20% oltre i 90 mila euro di reddito e il 40% oltre i 150 mila.
– La riduzione durerà solo tre anni. Mentre prima il prelievo di solidarietà “doppio” non aveva scadenza, l’ultima versione dice esplicitamente che durerà tre anni: 2011, 2012 e 2013.
– Deputati e senatori, restano tutti. A proposito del taglio ai parlamentari, il disegno di legge costituzionale annunciato il 22 luglio, che stabiliva anche il taglio del numero di deputati e senatori, non ha mai visto luce.
– Il rinvio per le Province. L’abolizione delle Province era stata prevista nella seconda versione della manovra per quelle con meno di 300 mila abitanti. La norma è stata stralciata per finire con un disegno di legge costituzionale.
– I piccoli Comuni, via le fusioni. Scomparso l’accorpamento dei Comuni sotto i mille abitanti, con evaporazione immediata dell’annuncio fatto a metà mese di agosto.
– Stipendi senza più tetto europeo. Nella bozza del 23 giugno era previsto che i compensi pubblici non potessero superare quelli dell’Europa. Ma la norma ha poi riportato alla media europea del “sei maggiori paesi”, dove gli stipendi sono più alti.
– Incarichi e vitalizi d’oro. Nella prima bozza della manovra di luglio si diceva che dopo la scadenza dell’incarico nessun titolare di incarichi pubblici può continuare a fruire di pensioni e vitalizi. Riferimento poi scomparso.
– I risparmi (ridotti) dei palazzi. La prima bozza della manovra di luglio stabiliva un taglio agli stanziamenti degli organi costituzionali. Tagli fatti autonomamente dalla due Camere nella misura dello 0,71% e dello 0,34%.
– Si salvano gli enti con meno di 70 dipendenti. Nella prima versione della manovra di agosto era prevista la cancellazione di tutti gli enti con meno di 70 dipendenti. Nell’ultima versione la disposizione è stata cassata.
– Incompatibilità ancora più ammorbidita. L’incompatibilità assoluta fra incarico parlamentare e altre cariche elettive “monocratiche”, quindi solo con i presidenti di provincia e sindaci.
– Sì al prelievo ma non vale sulla diaria. Dal calcolo del prelievo di solidarietà sono escluse poste come la diaria, che vale 3.500 euro netti al mese. Con un imponibile più contenuto, vale meno anche la tassa.
– L’esclusione di Quirinale e Consulta. Il taglio, che con la prima versione della manovra di agosto si doveva applicare agli organi costituzionali, con le ultime modifiche non toccherà il Quirinale e la Corte Costituzionale.