ROMA – Giuliano Poletti in un messaggio video su Facebook ha chiesto scusa ai giovani italiani all’estero e in una intervista Manuel Poletti, figlio del ministro del Lavoro, difende il padre. Poletti junior ha 42 anni, è un giornalista professionista, dirige il settimanale Settes Sere ed è presidente della propria società editrice.
Proprio lui si racconta, spiegando che gli mancano pochi esami alla laurea e che nel lavoro si sporca le mani, tanto da non considerarsi un privilegiato. Però i fondi pubblici alla sua società danno di che parlare alle malelingue, anche se il figlio del ministro sottolinea che il padre non ha nulla a che fare con la sua attività e coi fondi ricevuti. Dell’uscita infelice del padre non condivide i toni e ammette che sia stata “infelice“, ma lo difende: “Non si deve dimettere“.
Nell’intervista rilasciata al Fatto quotidiano, Manuel Poletti racconta la sua vita da giornalista che lavora sodo e guadagna 1800 euro al mese. I fondi pubblici ottenuti, dice, non dipendono dal ruolo politico del padre:
“Manuel, lei è un privilegiato?
Non mi pare. Io mi sporco anche le mani, vado in tipografia e carico in auto i giornali. Da 20 anni faccio il giornalista. Nella nostra cooperativa abbiamo soltanto contratti part-time. Io guadagno circa 1800 euro al mese.La sua società editrice ha comunque ricevuto oltre mezzo milione di euro dai contributi pubblici. “Rispettando la legge”, afferma Poletti, ma senza farsi mancare critiche nei confronti del governo Renzi: Ha gestito il fondo per l’editoria con tagli retroattivi, dopo che nel 2012 la riforma Peluffo aveva già ridotto giustamente le risorse cambiando i criteri.
Quanto alla pubblicità, Poletti non crede di dovere i quasi 250 mila euro di incassi grazie alla posizione di suo padre: Abbiamo 250 inserzionisti che comprano i servizi redazionali o la pubblicità tabellare.
Non saranno così generosi perché suo padre è ministro?
Non credo abbia mai influenzato la nostra attività”.
Poi commentando le dichiarazioni del ministro del Lavoro Poletti, il figlio spiega:
“Non l’avrei detto in questi termini. (Condivido) il significato, sì. Le parole usate, no. Non è automatico considerare un cervello in fuga chi va all’estero e un mediocre chi decide di restare in Italia.
Si passa poi a parlare del suo percorso di studi, arrivando al discorso laurea – su cui tempo fa si era espresso, anche quella volta sollevando polemiche, il padre.
Non sempre la laurea con il massimo dei voti assicura la qualità del lavoratore. Non è scontato, almeno.
Manuel, lei ha una laurea?
No, mi mancano pochi esami. Ho 42 anni, mi sono dedicato prima al lavoro e alla famiglia. Ho una bambina. E sono giornalista professionista da cinque anni.Suo padre si deve dimettere?
No. Perché la sua storia, a parte una frase infelice, racconta di un impegno costante anche per i giovani”.