ROMA – Forse, come non si sa, l’Europa ci aiuterà: si sta “attivando”. Ma sul caso dei marò, sulla sorte di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, l’Italia si è poco aiutata da sola. O meglio, gli uomini, partire dai due marò prigionieri in India, stanno dando il meglio. E il meglio lo ha dato l’uomo Staffan De Mistura che fisicamente ha impedito fossero umiliati e sbattuti in cella con i detenuti comuni. L’uomo De Mistura era lì quando gli indiani lo volevano fare, ha detto ai due di non muovere un passo e di non smettere la divisa di soldati italiani per indossare la tenuta da prigionieri, l’uomo Staffan De Mistura con il suo coraggio e i due marò con la loro dignità hanno fatto il meglio. Ma l’Italia-paese non ha fatto altrettanto.
Non l’Italia paese della pubblica opinione, pronta ad interessarsi della sorte degli uomini ma incapace di mobilitarsi e sentire come cosa “sua” l’offesa alla divisa e a ciò che significa far arrestare da una polizia straniera soldati italiani in missione fuori dai confini. Non l’Italia di governo e istituzione che ora prova a far la voce grossa, a convocare ambasciatori, ad esigere e non solo a trattare. Che i marò in carcere facciano voti in India lo si sapeva fin dal primo giorno, era scritto sui giornali. Che sbatterli in galera fosse in India campagna elettorale era scritto, noto ed evidente. Eppure quei soldati agli indiani li abbiamo consegnati in un misto di ingenua pavidità. Ora l’Italia fa la voce grossa, tardi. E spera, troppo e male, che gli indiani, fatte le loro elezioni anche sulla pelle dei due marò e sulla divisa nazionale, siano alfine sazi e li lascino tornare a casa. Chi di speranza campa…
