“Rimpatri e collaborazione”: Maroni firma l’accordo con Tunisi sui migranti. Bossi apre, ma “svuotare la vasca”

Roberto Maroni (©Ferdinando Nicola Baldieri/Lapresse)

TUNISI – Dopo più di otto ore di trattativa a oltranza, al terzo tentativo il ministro dell’Interno Roberto Maroni ha firmato l’accordo con la Tunisia sui migranti. ”Abbiamo sottoscritto oggi un accordo tecnico sulla cooperazione tra i due Paesi contro l’immigrazione clandestina: oltre al rafforzamento della collaborazione tra forze di Polizia, previsti anche rimpatri”. Si tratta, ha aggiunto il ministro, ”di interventi di prevenzione nei confronti dell’immigrazione clandestina, che ci consentono di chiudere il rubinetto”.

Il primo tentativo era stato quello della missione con il ministro degli Esteri Franco Frattini, il secondo quello con il premier Silvio Berlusconi e poi l’ultima mossa. Maroni è arrivato in mattinata, si è seduto al tavolo dei negoziati per ore con le autorità tunisine per cercare di raggiungere l’intesa e contenere quello che il Cavaliere ha chiamato tsunami umano.

“Siamo qui per concludere l’accordo, speriamo di fare una buona cosa”, ha detto il ministro appena arrivato a Tunisi e ha messo subito le mani avanti volendo precisare che “non c’è stato alcuno stop: abbiamo continuato a lavorare ieri pomeriggio e continueremo ora”.

Sul tavolo da Roma ha portato l’offerta italiana: fornire mezzi e soldi in cambio dello stop alle partenze dei migranti e del rimpatrio di quelli già arrivati in Italia. Proprio questo ultimo punto ha fatto vacillare i vertici di Tunisi, che devono fare i conti con l’impatto che i rimpatri potrebbero avere sull’opinione pubblica.

In Italia invece la Lega, con il senatur Umberto Bossi in persona, ha dovuto ingoiare un boccone amaro e ha detto sì ai permessi temporanei per i tunisini: “Così vanno in Francia o Germania”.

Perché il vero obiettivo del Carroccio è tamponare: ”Dobbiamo chiudere i rubinetti e cominciare a svuotare la vasca”. ”Ora – spiega il capogruppo della Lega Marco Reguzzoni – l’importante e’ chiudere i rubinetti. Quello sono il primo problema. Lo svuotare la vasca, come dice Bossi, e’ il problema successivo”.

A spegnere l’entusiasmo di Bossi arrivano, come una doccia gelata, però, i dubbi di Fini e del Pd: per nulla certi che i permessi di soggiorno temporaneo comportino automaticamente la possibilità di lasciare il territorio nazionale. ”Proprio oggi il Commissario europeo Malmstrom – spiega Fini – ha detto quello che del resto già era noto: vale a dire che quel permesso non garantirà affatto in modo automatico a chi ne entrerà in possesso la possibilità di varcare la frontiera nell’area Schengen”. L’apertura di credito del leader della Lega, comunque, non è incondizionata. E l’imperativo resta quello dello ”stop” alle partenze.

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