Maroni su Rosarno: “Colpa dei clandestini, anche se non c’erano”

La colpa delle violenze di Rosarno è da attribuire ai clandestini. Ma a Rosarno i clandestini non c’erano. Così in sintesi l’intervento al Senato del ministro dell’Interno Roberto Maroni: «I fatti di Rosarno rendono evidenti le conseguenze negative che derivano dall’immigrazione clandestina, che il Governo continuerà a combattere senza tentennamenti. La maggioranza degli extracomunitari coinvolti nei disordini di Rosarno era però in regola con il permesso di soggiorno, ma non con il contratto di lavoro» ha spiegato Maroni.

«L’ingresso illegale nel territorio dello Stato – ha proseguito il ministro – costituisce il presupposto per l’emarginazione e lo sfruttamento di molti stranieri. E speso è il serbatoio per il reclutamento della manovalanza della criminalità. Negli ultimi due anni sono stati effettivamente rimpatriati 42.000 clandestini, mentre sul fronte della prevenzione dell’immigrazione clandestina gli sbarchi sono diminuiti del 90%: 31.281 persone nel 2008, 3.185 nel 2009.

«Le operazioni di trasferimento degli stranieri da Rosarno sono comunque avvenute su base volontaria e senza disordini verso i centri per immigrati di Crotone e Bari. Complessivamente 748 persone sono state trasferite, mentre 330 si sono volontariamente allontanati con mezzi propri», ha continuato Maroni.

In relazione alla nota dell’Egitto sulla questione degli scontri di Rosarno, nella quale il ministro degli Esteri del Cairo Aboul Gheit ha chiesto al governo italiano di «prendere le misure necessarie per la protezione delle minoranze e degli immigrati», denunciando «la campagna di aggressione» e «le violenze» subite dagli «immigrati e dalle minoranze arabe e musulmane in Italia», il ministero Maroni ha infine ribadito che nessun egiziano è rimasto coinvolto nei fatti di Rosarno. Notizia già resa nota anche da un rapporto della questura di Reggio Calabria, secondo la quale non ci sono egiziani nel gruppo di immigrati che si trovavano nella cittadina calabrese.

Published by
Alessandro Avico