Marrazzo promise aiuti e favori ai carabinieri che lo sorpresero nell’appartamento di via Gradoli in compagnia del trans Natali. Il particolare emerge dalla deposizione di Carlo Tagliente, uno dei due militari che fecero irruzione nella casa del viados. Inoltre lo stesso carabiniere ha detto di aver visto un altro video, in cui Marrazzo era con un «trans biondo».
Il carabiniere svela che circa 15 giorni dopo Gianguarino Capasso, lo stesso confidente che gli aveva segnalato un festino in corso con dei trans – segnalazione che aveva portato lui e Simeone nell’abitazione dove si trovava Marrazzo – gli disse che «era entrato in possesso, senza specificare come, di un video che ritraeva il citato presidente Marrazzo mentre si trovava in compagnia di un trans in atteggiamenti ambigui». Il trans non era però lo stesso perché questa volta «era biondo».
Tagliente aggiunge che Capasso gli dette il video, che lui e Simeone nascosero «in una zona di campagna sulla via Trionfale vicino al ponte nuovo». Da quel momento comincia la ricerca di un acquirente, con la collaborazione degli altri presunti complici del ricatto.
Attraverso due canali: quello con un imprenditore, che però «non ha portato a nulla», e quello con Max Scarfone, il fotografo collaboratore dell’agenzia Masi di Milano. Tagliente riferisce di aver ricevuto dai titolari dell’agenzia l’offerta di 50.000 euro, che «noi valutammo positivamente».
Qualche giorno dopo, però, preoccupati da alcuni episodi, come la presenza di un carabiniere del Ros che sembrava controllarli, «decidemmo di distruggere il video e chiudere questa vicenda che – dice Tagliente – mi pento veramente di avere iniziato». Il cd venne «spaccato in più pezzi» che furono gettati «in un bidone dell’immondizia vicino alla caserma sede della Comapgnia Trionfale».
Quando Tagliente e Luciano Simeone trovarono l’ex governatore del Lazio «con un viados di pelle scura, moro di capelli», i due furono «in gravissimo imbarazzo» anche perché Marrazzo era seminudo «per cui non sapemmo veramente cosa fare». Questa la versione fornita da Tagliente nelle sue dichiarazioni spontanee agli atti dell’inchiesta e già nella disponibilità delle parti in vista dell’udienza del tribunale del riesame.
«Lui ci pregò con gli occhi lucidi – prosegue Tagliente – di non fare nulla perché ci diceva “io ho una mia dignità e la mia posizione. Vi prego, aiutatemi, saprò ricompensarvi, vi aiuterò nell’Arma”. Quindi ci disse che avrebbe potuto aiutarci se volessimo un trasferimento».
Lo stesso Tagliente aggiunge che, non avendo individuato «nessuna cosa pertinente a qualunque tipo di reato» decise col suo collega di andarsene «senza fare nulla per timore della personalità ».