Soldi e tanti. E non solo per gli “incontri mercenari”, come li ha definiti il gip che ha convalidato la scorsa settimana gli arresti dei quattro carabinieri “infedeli”. Ma anche, e forse sopratutto, per la droga, per sniffare quella polvere bianca, la cocaina, che compariva anche in tre strisce nel “promo” del video offerto a più di un quotidiano e settimanale dai quattro carabinieri.
L’ex governatore della Regione Lazio Piero Marrazzo, sentito oggi per oltre due ore dai magistrati che conducono l’inchiesta sul ricatto di cui è stato vittima, ha ammesso che i soldi, mille euro in contanti, citati nell’ordinanza del gip Sante Spinaci come “il corrispettivo della prestazione” con il trans brasiliano Natalie, servivano anche per l’acquisto della cocaina.
Insomma l’ammissione che durante gli incontri si faceva uso di droga. Ma quei soldi, ha assicurato Marrazzo che è apparso provato e stanco, ma determinato a rispondere e senza accusare crolli emotivi, quella ingente cifra di cinquemila euro erano si nella sua disponibilità, ma non erano destinati in toto a pagare trans e droga.
Nessuna domanda, secondo quanto si è appreso, è stata fatta a Marrazzo sulla telefonata che il premier Silvio Berlusconi gli fece per avvertirlo che “girava” materiale video su di lui.
Marrazzo, che era accompagnato dalla moglie, la giornalista Roberta Serdoz, e dal suo legale, l’avvocato Luca Petrucci, ha chiarito che il compenso per Natalie, il transessuale con il quale Piero Marrazzo fu sorpreso dai due carabinieri nell’appartamento di via Gradoli a Roma, fu di mille euro. L’ex presidente della regione Lazio ha spiegato ai magistrati che la sera del 3 luglio aveva con sè una disponibilità di cinquemila euro, ma che soltanto mille sarebbero stati pattuiti con Natalie.
L’ex governatore è stato sentito dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dal sostituto Rodolfo Sabelli negli uffici distaccati della procura di Piazza Adriana, non lontano da piazza Cavour, una sede “blindata” contro incursioni di stampa e tv e utilizzata sovente dai magistrati di Piazzale Clodio in passato anche per sentire al riparo da “occhi” indiscreti, quelli di telecamere e obiettivi dei fotografi, altri personaggi famosi comparsi come testimoni o indagati.
Nel corso del colloquio con gli inquirenti tenutosi negli uffici giudiziari di piazza Adriana, l’ex presidente della Regione Lazio ha ribadito di “non essere mai stato ricattato”.
Inoltre Marrazzo ha sottolineato di considerare l’episodio di inizio luglio una rapina di ciò che c’era nel suo portafogli, ossia i duemila euro sottratti dai due carabinieri che fecero irruzione nell’appartamento di Via Gradoli. Marrazzo ha precisato che proprio il giorno dell’irruzione dei carabinieri non si sarebbe accorto che qualcuno stava girando un video aggiungendo inoltre di non avere visto in quell’occasione Gianguarino Cafasso, il pusher morto nel settembre scorso.
Nel corso della testimonianza di Brenda, l’altro trans coinvolta nell’indagine che avrebbe a sua volta incontrato Marrazzo nei mesi scorsi, ha spiegato di non essere più sicura di aver riconosciuto Marrazzo come la persona che avrebbe incontrato nei primi mesi del 2009 così come dichiarato in un primo momento al Ros.